sabato 23 agosto 2008

RIUNIONE DEI TESSERATI DEL CIRCOLO “ROSA LUXEMBURG”

RIUNIONE DEI TESSERATI
DEL CIRCOLO “ROSA LUXEMBURG”

SABATO 6 SETTEMBRE 2008

DALLE ORE 16.00


A SEGUIRE (ORE 20.00) CENA DI TESSERAMENTO E AUTOFINANZIAMENTO DEL CIRCOLO.


Carissime Compagne e Carissimi Compagni,

la drammatica situazione di deriva politica, sociale e morale del nostro Paese, la totale assenza di un'opposizione parlamentare degna di questo nome e la grossa riduzione (se non la scomparsa) della nostra voce dai media dovuta alla nostra collocazione extra-parlamentare, ci impongono con urgenza un grande rilancio della presenza, dell'attività e dell’iniziativa sociale e politica del nostro Partito nei territori, nei luoghi di lavoro, tra la gente.

La linea politica approvata al VII Congresso del PRC a fine luglio è certamente un segnale forte e chiaro nella giusta direzione, ora però sta a noi, a tutti i circoli e a tutte/i le/i compagne/i organizzarsi e lavorare nei territori per un serio rilancio del Partito.

Il deterioramento progressivo delle condizioni materiali di vita di ampie fasce popolari ci richiederà non solo un rinnovato impegno politico ma anche un capillare lavoro sociale nella ricerca di forme di aiuto reciproco e mutualistico, per ricreare quegli spazi di solidarietà tra gli “ultimi” oggi completamente assenti.

Per questo, Per discuterne assieme e organizzarci, è convocata la RIUNIONE DEI TESSERATI DEL CIRCOLO “ROSA LUXEMBURG”

La presenza del maggior numero di compagne e compagni e fondamentale, come fondamentale è il contributo di idee e impegno che ciascuno può dare.

Il costo della cena è di 10 Euro (bevande incluse ed a volontà).

Ovviamente l'invito è esteso, sia per la riunione che per la cena, a tutti gli Amici e Compagni che hanno voglia di partecipare, stare insieme, discutere di politica, in una parola respirare aria buona nella nostra storica sede. Chi si ferma a cena è importante che prenoti telefonando a Nicola (3286963894), Fabio (3477213275) o Nello (3280962581)


Saluti Comunisti,

Nicola Mattei
Segretario Circolo PRC “Rosa Luxemburg” - Cuneo

giovedì 21 agosto 2008

Sedicenne tolto alla madre perché milita in Rifondazione Comunista

Sedicenne tolto alla madre perché milita in Rifondazione Comunista

Succede a Catania, Italia, anno 2008.
Il giudice lo affida al padre: tra le ragioni anche quelle politiche. La motivazione: frequenta estremisti, la donna non sa badare all'educazione
La tessera dei Giovani comunisti, Circolo Tienanmen, trovata dal padre, fotocopiata dai servizi sociali, allegata all'ordinanza del Tribunale di Catania, prima sezione civile, per dimostrare nella causa di affido che la madre non sa badare all'educazione del ragazzo il quale ha "la tessera d'iscrizione a un gruppo di estremisti".
Nel giudizio degli assistenti sociali, le cose stanno pure peggio perché i comunisti sono "estremisti, il segretario del circolo è un maggiorenne che pare abbia provveduto a convincere all'iscrizione e all'attivismo altri ragazzi".
Ieri Partito di Governo con Fausto Bertinotti Presidente della Camera, accusato di essersi venduto per una poltrona. Oggi extraparlamentari, estremisti pericolosi: verrebbe da ridere se non fosse realtà.

I miei colleghi Consiglieri Comunali di Cuneo sono avvertiti: finalmente nelle prossime sedute del Consiglio Comunale potrò abbeverare il mio cavallo del Don nella fontana di fronte al Municipio di Cuneo, oppure presentarmi in divisa dell' Armata Rossa, meglio forse fumarmi uno spinello (è chiaro che i Comunisti sono anche tutti drogati) invece dei miei puzzolenti sigari.

Povera Italia: comunque chi volesse aderire a Rifondazione prima che ci mettano tutti fuorilegge lo dovrebbe fare al più presto.

Fabio Panero, estremista,
Consigliere Comunale a Cuneo e
segretario provinciale di Rifondazione Comunista.

venerdì 15 agosto 2008

Haidi Gaggio Giuliani: Le ragioni di un'adesione Iscritta al Prc perché è l'ora di risvegliare le coscienze

Cara Rifondazione,forse è corretto che io ti scriva le ragioni per cui mi trovo ad avere la tessera n° 041204. «Al cuore non si comanda», ha scritto Lidia Menapace chiedendo l'iscrizione al partito. Il mio cuore, in realtà, è sempre stato un po' anarchico, più a suo agio nelle piazze e tra i movimenti che in una struttura organizzata. Perciò chi mi conosce, quando dico che anch'io mi sono iscritta, mi guarda con sorpresa.

E' una decisione maturata da qualche tempo ma per chiedere la tessera ai compagni e alle compagne di quello che da sette anni è di fatto il mio circolo, ho preferito aspettare la fine del congresso: infatti, pur avendo assunto chiaramente posizione nel dibattito tra le mozioni, riconoscendomi nella prima, non volevo che la mia iscrizione potesse apparire in alcun modo una scelta "contro" mentre vuole essere decisamente "per".

C'è chi dice che non è possibile risolvere la crisi della sinistra con un partitino che raccoglie i cocci di altri precedenti, ma io sono una vecchia maestra abituata a lavorare partendo dai dati reali e non mi pare che ci siano in giro molte forze attualmente impegnate ad arginare la gravissima deriva di destra. C'è chi auspica un vasto ed eterogeneo movimento di forze autorganizzate, me lo auguro anch'io ma nel frattempo ho letto dichiarazioni su quanto è bello il nucleare, ho visto arrivare i soldati nelle vie delle città, tanto per fare due esempi, senza un'ombra di opposizione, essendo in quei giorni il Prc chiuso nelle sue stanze, impegnato a discutere del proprio futuro; menomale che sulle impronte dei bambini rom si è mobilitata l'Arci e ha fatto qualche dichiarazione la chiesa, altrimenti sarebbero passate sotto silenzio anche quelle.

E poi c'è la guerra, con le sue stragi; e la guerra quotidiana del lavoro, con i suoi morti; e la guerra della fame, con i suoi annegati; e la guerra della disinformazione, che uccide i cervelli, e davvero non si può aspettare, non dico un mese ma neppure un minuto di più, per rimboccarsi le maniche e andare tra la gente e lavorare a risvegliare coscienze. Così mi sono iscritta, da sinistra e dal basso che più in basso non si può; anche perché, ora che pare non vada più di moda, ora che più di qualcuno ci considera una specie in via di estinzione, mi piace vedere scritta vicino al mio nome la parola "comunista".

giovedì 7 agosto 2008

COMUNICATO STAMPA - Grembiulini e altre novità

Gentile Direttore,
sono un’insegnante elementare da ormai più di 10 anni.
L’attuale Ministro ha caldamente invitato le scuole ad adottare i grembiulini. Demagogia pura che nasconde i veri problemi della scuola di oggi. Innanzitutto, il Governo taglierà i fondi e già si parla di aumento del numero degli alunni nelle classi e di riduzione o annullamento del tempo pieno. Per quanto riguarda il numero degli alunni, alle elementari, ne abbiamo in media 20-25. Vi assicuro che non è facile insegnare a leggere e scrivere a una classe così numerosa, visto che ogni bambino impara con ritmi propri e spesso ti trovi a dover organizzare parecchie attività diversificate. Se le calssi saranno ancora più numerose, l’apprendimento sarà sempre meno personalizzato e chi ne farà le spese saranno soprattutto gli alunni svantaggiati e le eccellenze, che, a parole, piacciono tanto alla Ministra. Gli alunni in situazione di grave svantaggio, poi, patiranno anche a causa degli ulteriori tagli sul sostegno, che già è ridotto all’osso. Si parla poi di riduzione o cancellazione del tempo pieno. Nella scuola in cui insegno le classi del tempo pieno hanno una media di 23 alunni e ci sono tre sezioni. Nel tempo ‘normale’ ci sono due sezioni e il numero degli alunni per classe è, circa, di 18-20. E’ evidente che il tempo pieno risponde in modo migliore alle esigenze delle famiglie. La scuola, inoltre, patirà anche per il taglio dell’ICI per la prima casa, misura che favorisce i ceti più abbienti, ma penalizza di molto quelli più deboli perchè i servizi offerti si riducono o subiscono rincari. Nel caso della scuola, la mensa e i pulmini costeranno di più, e servizi aggiuntivi come insegnanti o educatori del comune in aiuto ai bambini con difficoltà verranno tagliati. E non parliamo, poi, della nostra condizione professionale. Lo stipendio è basso e ci colloca nella categoria dei nuovi poveri. Molti commenteranno: - Ma cosa vogliono? Sono sempre in vacanza, lavorano mezza giornata... E poi la scuola è una missione!Innanzitutto, la scuola non è solo il lavoro svolto con i bambini. E’ riunioni di vario tipo, corsi di aggiornamento, incontri con esperti, gruppi di lavoro, commissioni. Senza contare poi la preparazione e la correzione dei lavori degli alunni. L’estate ci serve, oltre che per recuperare le energie, anche per prepararci per il nuovo anno. A me dà poi particolarmente fastidio che si riferisca alla nostra professione come a una missione. Il missionario è uno che porta un messaggio di tipo fideistico ad altri, in modo gratuito. L’insegnamento è altro. E’ una professione e deve essere retribuita in modo dignitoso. Noi contribuiamo a formare i cittadini del domani, forniamo loro gli strumenti per leggere il mondo. Spesso leggo che siamo una categoria ‘demotivata’: ma vi stupite? La maggior parte di noi dà l’anima per il proprio lavoro, si aggiorna a proprie spese, cerca di rendere le proprie materie interessanti e le propone in modo vario, si trova a mediare con famiglie a volte anche ostili, o è alle prese con bambini provenienti da situazioni di grave disagio. E lo fa per uno stipendio che non permette di arrivare alla fine del mese.
Di fronte a questo elenco di problemi, non certo esaustivo, siamo sicuri che la reintroduzione dei grembiuli sia una notizia da telegiornale delle 20?
Saluti,
Elizabeth Garneri
Comitato Politico Provinciale Rifondazione Comunista

Sergio Dalmasso - Intervento al congresso nazionale PRC (Chianciano, sabato 26 luglio 2008)

Intervento al congresso nazionale PRC (Chianciano, sabato 26 luglio 2008).
Sono tra i/le pochissimi/e che, dopo aver votato Sinistra critica al congresso di Venezia, ha deciso di non seguire la componente nella rottura del dicembre scorso, dopo l’ennesimo scacco della nostra partecipazione al governo e dopo il secondo grave rinvio del congresso nazionale.
Siamo rimasti/e in Rifondazione convinti/e che l’ipotesi dell’Arcobaleno non fosse per nulla definitiva e che toccasse ad iscritti e iscritte pronunciarsi sul destino del nostro partito e sul bilancio di scelte errate.
Sono falliti chiaramente tutti i presupposti del congresso di Venezia: la possibilità per le spinte di movimento di incidere sulle scelte del governo, il superamento delle leggi simbolo della destra (Bossi- Fini, l. 30, Moratti…) e di quelle “vergogna”, la lettura di un centro sinistra spostato a sinistra (ricordate che il presidente della provincia di Roma aveva svolto la campagna elettorale con la bandiera della pace?), la Grande Riforma (notare le maiuscole), la convinzione che parte della borghesia avesse scelto una ipotesi progressista (il dibattito profitto/rendita).
Ora tutti/e accettano e sostengono queste critiche, ma chi, per anni, ha messo in guardia da questa deriva è stato ignorato, emarginato, accusato di estremismo, anche allontanato.
Il degrado del nostro partito evidenziato anche dalla poco edificante polemica sulle tessere, è dimostrato dall’incapacità di iniziativa da parte dei circoli, dalla totale caduta dell’autofinanziamento, con conseguente totale dipendenza da quello pubblico, ma anche dalla cooptazione, dalla logica della carriera a vita, basata sulla fedeltà, su cursus honorum nati non da esperienze significative di lotta e di organizzazione, ma su promozioni progressive, in base a cordate, piccoli gruppi di potere…
La scelta elettorale, mai discussa dagli/dalle iscritti/e, è direttamente legata alla scelta governista. Anche in questo caso, sono stati ignorati, o accusati di vecchiume nostalgico, gli appelli e le critiche, come i timori di quei/quelle pochi/e che vedevano in questa scelta la riproposizione del fantasma di NSU (stesse logiche, stessi presupposti, stessa presunzione).
Sono stati ignorati tutti i segnali che ci parlavano del fallimento della nostra strategia politica:
- i fischi a Mirafiori (dicembre 2006) addebitati ai soliti provocatori
- il silenzio e l’astio dei lavoratori alle porte delle fabbriche
- le contraddizioni dopo la manifestazione di Vicenza (febbraio 2006) con il nostro voto sulle “missioni di pace” e sull’aumento delle spese militari
- il fallimento della manifestazione del 9 giugno 2007, con una piazza vuota contrapposta a una manifestazione di massa organizzata dal sindacalismo di base e da forze critiche
- la sconfitta elettorale del maggio 2007 (eravamo sotto al 3%) non addebitabile al carattere amministrativo delle elezioni
E’ stata letale la scelta di trasformare in rendita elettorale gli spazi aperti dall’ondata di movimento e dalle vicende interne al Partito democratico.
Letale l’idea di governare la globalizzazione con il pieno dispiegamento del mercato, frenandone le tendenze monopolistiche.
Nell’intera Europa, la politica del meno peggio ha portato alla crescita della destra; in Italia i danni sono stati maggiori per la scomparsa dei tre grandi partiti di massa che hanno segnato il cinquantennio della “prima repubblica”.
Un vecchio libro (1969) sugli studenti lavoratori diceva che il peggior crimine di un insegnante è annoiare chi, dopo aver lavorato il giorno intero, è a scuola; così possiamo dire che è crimine di un partito aver deluso le aspettative, le speranze, le utopie di chi si è avvicinato a noi (penso ai/alle tanti/e giovani), per poi trovarsi invischiato/a in logiche opposte.
Vi era un’altra strada? Pensiamo di sì.
Nel 2001 Genova poneva le basi per una aggregazione di massa, con una generazione che poneva le questioni epocale della contraddizione ambientale e dei nodi centro/periferia del mondo e guerra/pace.
Nel 2003 un referendum, certo sconfitto,ci poneva al centro di un rapporto con forze politiche e sociali che avrebbe potuto costruire legami e alleanze (anche elettorali contro la destra).
Abbiamo assistito, invece, alla esaltazione acritica del movimento in tutte le sue forme, alla feticizzazione della sua saggezza spontanea che ignorava il bisogno di progetto e direzione politica.
Il movimento, così, è stato esaltato (siamo tutti disobbedienti!) e poi depresso se non abbandonato dalla nostra pratica governativa.
Nel 2006 le elezioni politiche segnavano un pareggio, ma poche settimane dopo, il referendum contro la devolution di Maroni vedeva un 60% di no, segno della possibilità di spezzare il blocco sociale della destra, unica carta per evitare il tracollo successivo.
Vi è la necessità, oggi, di una reale svolta a sinistra, dell’abbandono definitivo dell’ipotesi Arcobaleno,dell’unità di azione su temi concreti (le politiche del governo non ci lasciano che l’imbarazzo della scelta) e non su labili ipotesi politiciste, del rilancio del sindacalismo di classe, della reale verifica delle giunte locali, di una riforma del partito in capite et in membris, di una manifestazione in autunno non puramente identitaria, ma su precisi contenuti democratici e di classe.
Vi è la necessità di rifondare un partito comunista come strumento della più ampia unità a sinistra. E’ un dovere che la stessa globalizzazione capitalista impone, per riaprire un fronte di opposizione e contribuire a rilanciare le spinte di movimento.
Rifondazione è nata nel 1991 su una sconfitta complessiva: chi, come me, aveva seguito il percorso della nuova sinistra, aveva fallito nel generoso tentativo di costruire una alternativa credibile alla sinistra riformista, chi proveniva dal PCI aveva visto crollare, quasi improvvisamente, tutti i riferimenti, dall’URSS al campo socialista, dal più grande partito comunista del mondo capitalistico alla stessa fiducia nel gruppo dirigente.
Abbiamo tentato allora, senza riuscirci, una fusione di esperienze e una chiarificazione programmatica senza rete, sul passato e sul futuro, fra diverse culture e tradizioni.
Restano irrisolti troppi nodi che una vera rifondazione comunista deve oggi affrontare:
- quello della democrazia, nel partito e nella società
- quello del governo, dopo il nostro doppio fallimento (1996/’98, 2006/08), dopo lo scacco dello stesso PCI (unità nazionale 1976/’79), dopo il ridimensionamento del PCF in due esperienze di governo, dopo le stesse contraddizioni del PT brasiliano. Non abbiamo mai operato un bilancio complessivo su questo tema che non possiamo rimuovere dicendo che non ci toccherà per anni. Ricordo la interessante analisi di Cossutta in una lunga intervista a Rina Gagliardi sulle due partecipazioni governative nella storia del PCI, pure in due periodi di profonde trasformazioni, conclusesi con gravi scacchi sulle questioni sociali.
Non esistono scorciatoie politiciste (incontri tra vertici di partiti); è fondamentale tentare di raiggregare forze comuniste e anticapitaliste, oggi disperse, su contenuti e pratiche sociali, con un impegno di confronto e di lavoro comune.
Serve un grande lavoro teorico che leghi il pensiero marxista alle grandi “emergenze” degli ultimi decenni: la questione ambientale, la democrazia di genere, il nodo nord/sud del mondo. L’abbandono del marxismo teorico è tra le cause della nostra sconfitta, ma serve oggi uno scatto nell’analisi: se Marx analizzò il capitalismo, se Lenin e Rosa Luxemburg lessero la nuova fase (l’imperialismo), oggi occorre che il marxismo si misuri con la globalizzazione, la nuova natura delle guerre, questioni etniche, religiose…spesso inedite. Ricordiamo come la stessa Rosa Luxemburg, davanti alle inedite questioni del primo decennio del ‘900, in più casi abbia detto: Questo in Marx non c’è e abbia cercato di “andare avanti”.
Serve un grande lavoro sociale che ricostruisca una vera opposizione (precarietà, diritti, massacro ambientale, scuola, salute, trasporti…).
Serve una proposta politica di non breve respiro che veda la ricostruzione di un partito comunista non come atto di volontà, ma come processo che parta dalle realtà locale, che intrecci lavoro di massa, discussione, confronto.
La testata dell’”Ordine nuovo”, frutto del grande movimento consiliare e di un grande comunista critico come Antonio Gramsci recitava:
- Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo
- Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra forza
- Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra conoscenza

Dopo decenni di modesta e spesso sfortunata militanza, vorrei ancora provarci.

martedì 5 agosto 2008

RICOMINCIAMO: UNA SVOLTA A SINISTRA

PER GLI INTERESSATI

In allegato il documento politico approvato dal VII Congresso del
Partito della Rifondazione Comunista.

Segnalo anche l'intervento del compagno Sergio Dalmasso, delegato
della nostra provincia, a questo indirizzo:
http://www.radioradicale.it/modules/archivio/playmedia.php?IdIntervento=2266397&m=47

Più in generale, sul sito di radio radicale trovate la registrazione
di tutte e quattro le giornate congressuali
24/07 -> http://www.radioradicale.it/scheda/259134
25/07 -> http://www.radioradicale.it/scheda/259135
26/07 -> http://www.radioradicale.it/scheda/259136
27/07 -> http://www.radioradicale.it/scheda/259137/ricominciamo-ultima-giornata-del-congresso-nazionale-del-partito-della-rifondazione-comunista

Saluti Comunisti e a presto!

Fabio Panero
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