lunedì 30 giugno 2008

Contro la parata fascista prevista a Schio

PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA
CIRCOLO "P. TRESSO" SCHIO


Dopo la straordinaria partecipazione alla proiezione del film "NAZIROCK" prosegue la nostra mobilitazione contro la parata fascista di Schio prevista per domenica 6 luglio 2008.


GIOVEDI' 3 LUGLIO 2008 ORE 20,30
P.ZZA FALCONE BORSELLINO - SCHIO - VI

CONCERTO ANTIFASCISTA CON

LA BANDA BASSOTTI
(storica banda regge-ska-punk di Roma)
www.bandabassotti.org


DOMENICA 3 LUGLIO 2008 ORE 09,30

presidio antifascista in P.zza Duomo a Schio

tutta la cittadinanza è invitata a partecipare ....



N.B. : PER INFORMAZIONI LOGISTICHE SU COME ARRIVARE E PARCHEGGIO inviare una mail a prcschio@libero.it



ORGANIZZANO I DUE EVENTI :

IL PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA
PARTITO DEI COMUNISTI ITALIANI

DALMASSO (PRC): RIFORMA COMUNITA’ MONTANE, APPROVATO NOSTRO ODG DI TUTELA DEI 500 LAVORATORI

DALMASSO (PRC): RIFORMA COMUNITA’ MONTANE,

APPROVATO NOSTRO ODG DI TUTELA DEI 500 LAVORATORI



Il Consiglio Regionale ha approvato nella seduta odierna il Testo unico delle leggi sulla montagna contente anche le riforma delle Comunità Montane. A riguardo un intervento del Consigliere Regionale del Prc Sergio Dalmasso:

“La legge che abbiamo votato, non stabilisce solo tagli ed accorpamenti, ma definisce meglio le funzioni che le Comunità Montane dovranno avere, ovvero saranno una sorta di agenzia di sviluppo locale. E’ importante chiarire quale tipo di sviluppo intendiamo. Secondo noi le azioni che le nuove Comunità Montane devono intraprendere sono quelle di contrastare lo spopolamento montano, valorizzare l’ecosistema ambientale e investire sul turismo sostenibile. Non certo quello di pensare alla montagna come ad un parco giochi per i cittadini”.

“La forte riduzione delle Comunità Montane e il conseguente taglio di assessori e consiglieri, che passeranno da 1675 ad un massimo di 828 rientra nella logica di rafforzare l’ente e il suo ruolo. E’ importante, in questo contesto, avere mantenuto i tre livelli di istituzionali (Presidente, Giunta e Consiglio) che garantiscono maggiore democraticità e rappresentatività. Certo chi pensa di ridurre i costi della politica partendo da questi enti fa pura demagogia: il risparmio complessivo è di 1 milione di euro l’anno”.

“Dobbiamo ora capire quali siano le intenzioni del Governo che ha prospettato un azzeramento degli enti o delle risorse destinate alla montagna. Un atto molto grave che andrebbe a pregiudicare per gli anni a venire lo sviluppo di politiche per la montagna”.

“In quest’ottica abbiamo proposto e fatto approvare un ordine del giorno di tutela dei 500 lavoratori delle Comunità Montane che impegna la Giunta a garantire regolari percorsi di contrattazione sindacale sia nel caso di accorpamento degli enti sia nell’ipotizzato caso di abolizione della Comunità Montana; e, allo stesso tempo, a realizzare programmi di formazione e riqualificazione finalizzati alla valorizzazione delle risorse umane”.

Torino, 27 giugno 2008

mercoledì 25 giugno 2008

Siamo testardi, continuiamo a pensare che la società possa essere migliore

Siamo testardi, continuiamo a pensare che la società possa essere migliore. E quindi non rinunciamo alla memoria, che è fondamentale per ogni trasformazione positiva.


Con i giorni sempre più brutti che contraddistinguono questo pezzo della nostra esistenza crediamo che essere a Genova nei giorni di luglio possa e debba essere un segnale positivo, marcare la voglia di ricominciare, di non darci per vinti.


Sono convinto che ci verrete in tanti.


Vi riassumo succintamente il programma di quelle giornate.


Inaugureremo una mostra che, partendo da Carlo e dalle repressioni di quei giorni, affronta i temi del lavoro e delle tante ingiustizie che in nome del profitto e dell’egoismo vengono commesse ogni giorno. La mostra multimediale, assai ricca di documentazione e di storia, si apre martedì 15 luglio presso il Munizioniere di Palazzo Ducale, dove già tenemmo quelle del 2002 e del 2003, per concludersi il martedì successivo. All’interno dello spazio espositivo si terranno nelle varie giornate incontri e dibattiti.


Domenica 20 luglio andremo in piazza Alimonda, per ricordare Carlo. Sarà con noi un caro amico, Andrea Rivera, senza citofono ma con la sua vena schietta.


Un caro saluto e un abbraccio,



Giuliano Giuliani



“PATTI PER LA SICUREZZA”: DICHIARAZIONE DI VOTO di FABIO PANERO

“PATTI PER LA SICUREZZA”: DICHIARAZIONE DI VOTO CONTRARIO ALL’ORDINE DEL GIORNO PRESENTATO DALLA LEGA NORD IN CONSIGLIO COMUNALE A CUNEO NELLA SEDUTA DI MARTEDI’ 24 GIUGNO.

Fabio Panero, consigliere comunale PRC

I primi patti sono stati firmati dal fu Governo Prodi a Milano e a Roma, seguiti da Torino, Napoli, Catania e Cagliari: si traducono nel fatto che, indipendentemente dai bilanci approvati, anche le istituzioni contigue (provincie e regioni) sono chiamate a collaborare finanziariamente per rendere la vita dei capoluoghi più sicura. Poco conta se le amministrazioni sono di centrodestra o di centrosinistra, anzi il securitarismo più ottuso parte dalla città progressiste (lavavetri a Firenze).

Il male è rappresentato dall’arme sociale causato dal disagio e dalla marginalità di cui una parte di cittadini stranieri, poveri, accattoni, rom costituiscono la base principale: questo il vero allarme sociale, più che la criminalità organizzata. Si invocano “bonifiche” per le aree adibite a ver4e e proprie baraccopoli e nel contempo si lasciano marcire interi palazzi sfitti, caserme abbandonate, spazi che prefetti e sindaci potrebbero legalmente e temporaneamente utilizzare per risolvere vere e proprie emergenze. Ha ragione Don Roberto Sardelli, sacerdote della scuola 725 di Roma a dire che “non si vuole combattere la povertà e le sue cause ma i poveri, buoni quando vivono in Africa, fastidiosi quando stanno sotto casa”.

Una Ballata del XIV secolo: “Siate certi, principi e prelati che i vagabondi e le vagabonde, se saranno battuti con corti bastoni dai grossi nodi, allora saranno guariti dai loro mali e fuggiranno dalla nostra regione”.Nonostante la distanza temporale che ci separa da quell’epoca, possiamo dire, guardando gli episodi e i dibattiti di questi giorni, che nelle nostre società è ancora ben presente l’idea che la marginalità sia una condizione da condannare, perseguire e punire.

Nel XIV secolo i vagabondi o emarginati chiamati i DEMEURANT PARTOUT (SENZA FISSA DIMORA, come oggi) in quella lontana epoca medievale (così come oggi) le legislazioni contro il vagabondaggio: in concomitanza di grandi crisi sociali (ALLORA LA PESTE, OGGI L’IMMIGRAZIONI, PER ALCUNI UNA PESTE)

E’ lecito chiedersi se la campagna sulla sicurezza di queste settimane non rappresenti una storia che si ripete: PRIMI 70 GIORNI DEL GOVERNO BERLUSCONI: l’assassinio di Verona, le aggressioni a omosessuali e transessuali, i pogrom a Ponticelli contro i Rom, il moltiplicarsi delle ronde (giustizia fai da te) la sbandierata presenza dell’esercito nelle strade per riportare l’ordine fino ad arrivare al vero capolavoro sulla sicurezza: IL DECRETO SALVA BERLUSCONI: 100 mila processi bloccati di “minor allarme sociale”(corruzione,estorsione,rapine,stupri,bancarotta,usura,omicidi colposi per colpa medica o per violazione del codice della strada, associazioni a delinquere)

In Italia i poveri hanno superato quota 7,5 milioni cioè il 13% dell’intera popolazione, con oltre 2,6 milioni di famiglie colpite dal fenomeno (ISTAT)

Si sostiene che ragionare di inclusione sociale significa essere BUONISTI e che questo non funziona, che LA SICUREZZA NON E’ NE’ DI DESTRA Né DI SINISTRA. Credo invece che il bisogno di sicurezza sia più che legittimo, ma va indagato nelle sue caratteristiche e che ci sono RISPOSTE DI DESTRA E DI SINSITRA: guardiamo i dati sull’immigrazione, tenendo conto che la Lega insiste molto sull’assioma IMMIGRATI=CRIMINALI.

Dati Ministero dell’Interno: flessione criminalità violenta e aumento violenza contro le donne, soprattutto in famiglia (fondo del Governo Prodi cancellato da Tremonti)

Denunciati stranieri: aumentano fino ad arrivare al 30% della delittuosità generale, ma riguarda le comunità clandestine. La quota degli stranieri denunciati scende al 5% la se tassa percentuale degli italiani, quando sono cittadini con regolare permesso di soggiorno.

Perché non evidenziare questo dato? E’ buonisno o realismo fare riferimento alla realtà?

La moda dei “Sindaci sceriffi” tutti uguali nel cercare consenso a destra e a sinistra, a cavalcare questioni come queste per nascondere le proprie debolezze da amministratori, in difficoltà nel gestire società complesse che mutano velocemente. Da una parte riducono le città in luoghi spenti, silenziosi, muti, in cui non si deve fare rumore, non si può fare musica e si alimenta l’intolleranza: poi si dice che la gente non esce di casa perché ha paura..Ogni città in cui ci si sente sicuri è quella viva, dove la gente và per strada.

Invece si chiama in causa l’esperienza di New York e la politica della “Tolleranza zero”, i coprifuoco, le ronde dei cittadini. Quel metodo fece aumentare gli arresti del 24% i poliziotti di 12 mila unità, il budget della polizia del 40% (4 volte rispetto ai fondi concessi agli ospedali pubblici) Guadagnarono moltissimo i privati che gestiscono le carceri americane, vennero tagliati di un terzo i finanziamenti ai servizi sociali della città e licenziati 8.000 addetti.

Con il varo della manovra triennale il Ministro Tremonti ha annunciato tagli alla sanità: 6 miliardi di euro per il triennio 2009-2011 (/la Regione Piemonte e l’Assessorato alla salute hanno lavorato in questi anni per ripinare il buco di bilancio di Ghigo ed eliminare i ticket (aboliti sui farmaci di fascia A per tutte le persone di reddito inferiore a 36.151) ora si devono reintrodurre? Questa è la vostra sicurezza?

Penso che su questi temi ci sia da fare una rivoluzione culturale, credo ci sia il problema di reagire al razzismo becero, truculento ormai tanto di moda.

Negli anni ’30 ci fu un capo di stato che cominciò con gli zingari, handicappati e omosessuali, poi passò a Comunisti, Socialisti, poi agli ebrei.

Una canzone di Joe Strummer cantante dei CLASH scomparso qualche anno fa (recentemente al Monviso è uscito “From Here to Eternity” un film bellissimo) recitava.”La gente cambia idea con la stessa velocità con cui si cambia di abito: se Adolf Hitler arrivasse oggi in volo gli manderebbero senza dubbio una limousine a prenderlo”

Io ritengo ancora la coerenza in politica un valore assoluto, spero di non essere rimasto il solo.

lunedì 23 giugno 2008

Tribuna Congressuale - 7

PER UN CONGRESSO ALL’INSEGNA DELL’UNITA’

Questa fase precongressuale è caratterizzata da una evidente dicotomia tra le declamazioni ispirate all’unità ed alla non dissoluzione del Partito e da un frontismo, spesso personalistico, che mortifica il dibattito sul che fare ed apre prospettive incerte sulla tenuta del Partito per il periodo post congressuale.
Certo, non si può che prendere atto delle decisioni assunte dalla Direzione Nazionale all’indomani della catastrofe storica del 13 e 14 Aprile, sull’organizzazione del Congresso, ma sono convinto che la “conta” si poteva evitare, con una maggiore assunzione di responsabilità da parte dei componenti la Direzione, per arrivare ad una sola mozione, emendabile a tesi.

Infatti, il dibattito in corso, e la lettura delle mozioni, dimostrano una convergenza di riferimenti, sui principali elementi di analisi:

-le cause del disastro elettorale: dalle problematiche di carattere strategico, con la nuova fase della globalizzazione capitalistica, ed i conseguenti processi di disgregazione sociale, a problematiche più “attuali”; a cominciare dall’esito del Congresso di Venezia, con l’errore di valutazione, o l’illusione, di poter incidere nei rapporti di forza nella Società; all’esito negativo della nostra partecipazione al governo Prodi, che ci ha visto soccombere sulle principali questioni, dalla Legge 30, all’accordo sul welfare, alle promesse mancate su salari e pensioni, ad una nuova legge sull’immigrazione. Ma la delusione è anche arrivata sul fronte del movimento: sia nell’ambito della Pace, con l’aumento vertiginoso delle spese militari, con la subalternità alla Nato ( base di Vicenza, scudo stellare); che nella mancata istituzione della Commissione di Inchiesta per i fatti di Genova del luglio 2001; che nella conferma della realizzazione della TAV in Val di Susa; che sulla questione dei Diritti civili, senza l’approvazione di una Legge, almeno pari al livello medio degli standards europei, sulle coppie di fatto; e si potrebbe continuare..
E poi, nel periodo elettorale dalla sindrome del “voto utile”; all’operazione della Sinistra Arcobaleno, costruita senza un’anima di riferimento sociale, e di stampo verticistico;

-l’esigenza di ripartire da Rifondazione: dopo la disfatta elettorale, la rabbia, il disincanto, e l’elaborazione della sconfitta, è evidente la necessità di ricominciare da Rifondazione Comunista costruendo/riannodando i fili dei soggetti antagonisti nel nome di un processo di unità a sinistra, evitando ogni deriva politicista e di autoreferenzialità.

Si potrà osservare che il rilievo sui limiti del Congresso organizzato per mozioni è ormai superato dai fatti, ma ritengo importante mettere a nudo il disagio delle tante compagne e compagni, che pur partecipando ad un buon livello di dibattito, hanno mostrato insofferenza verso la piega organizzativa intrapresa dalla dirigenza nazionale: ora è importante declinare tale disagio in un confronto ampio che sappia coniugare le differenze di posizione con la tensione all’unità nel Partito, specie dopo la fase congressuale.

Idealmente vorrei ripartire dal senso della grande manifestazione del 20 Ottobre scorso a Roma: lì, abbiamo espresso la nostra forte critica ad un percorso che si stava rilevando asfittico e politicista, disperdendo i legami con i nostri referenti sociali; la critica era anche rivolta alla gestione del Partito, con il distacco tra centro e periferia, e all’esigenza di una nuova messa a tema della democrazia partecipativa alle decisioni. Allo stesso tempo quella grande onda partecipativa ha evidenziato una forte richiesta di unità della sinistra anticapitalista. Quello spirito di Roma è altresì necessario ed urgente oggi, per elaborare piattaforme di rivendicazione contro il governo Berlusconi, da mettere immediatamente in atto dopo il Congresso.

Ora è opportuno prendere atto che ci troviamo di fronte ad una fase nella quale occorre scegliere. Ho letto con attenzione le posizioni dei compagni che si sono già espressi, anche di coloro che non voteranno alcuna mozione. Capisco l’arrabbiatura ed il disagio di chi non vuole partecipare alla conta, ma non condivido la scelta in quanto l’analisi della sconfitta, letta esclusivamente in relazione al mutamento di fase della società capitalista (analisi che è ineludibile ma richiede tempi ed approcci diversi e più lunghi, e che, peraltro, è tratteggiata nelle mozioni), nasconderebbe il nodo di una profonda riflessione al nostro interno sugli errori commessi in questi due anni, con il rischio di una loro riedizione.

Personalmente, dopo la lettura delle cinque mozioni ed in merito agli atteggiamenti dimostrati sulla declamata unità del Partito da parte dei dirigenti nazionali, ho scelto di votare la mozione 1 “Rifondazione Comunista in movimento”, in quanto:
-i proponenti hanno dichiarato la volontà, dal giorno successivo alle elezioni, di lavorare all’ipotesi di un unico documento a Tesi, con una gestione unitaria del Partito;
-i primi firmatari hanno pubblicamente ammesso gli errori compiuti in questi due anni, aprendo ogni ipotesi di confronto e di azione, in conseguenza di quanto ammesso, sulla reggenza futura del Partito;
-la mozione elabora una sintesi tra l’esigenza di non disperdere il patrimonio, l’identità di Rifondazione Comunista, e l’orgoglio delle nostre discriminanti di sempre, con la necessità di una ricomposizione a sinistra, senza scorciatoie di stampo politicista, ma aprendo un confronto ampio, anche ad altre culture, realtà ed organizzazioni non partitiche, con la consapevolezza che Rifondazione Comunista, da sola , non può bastare per riannodare i legami con i soggetti del conflitto.

Auspico che a livello locale il confronto sia serrato sui contenuti, ma che la tensione all’unità sia anzitutto dimostrata da noi: pertanto, tenuto conto delle molteplici prese di posizione per l’astensione al Congresso, sono d’accordo con la proposta di assegnare una rappresentanza, nell’ambito dei nostri organismi, alle compagne e compagni che non si esprimeranno con il voto alle mozioni.

Valdieri lì 21.06.2008

Ivan Di Giambattista




venerdì 20 giugno 2008

URGENTE: CAMBIO DATA CONGRESSO CIRCOLO DI SAVIGLIANO

Congresso i circolo a Savigliano: LUNEDI' 30 GIUGNO ore 21 presso la sede di via S.Pietro 22 anzichè giovedì 26 giugno (causa convocazione straordinaria Consiglio Comunale di Savigliano sull'alluvione).



Per informazioni:

Fabio Panero

giovedì 19 giugno 2008

SALTANO ANCHE I PROCESSI DEL G8? INTERVENGA NAPOLITANO

Sembra che il cosiddetto decreto salva Berlusconi, fra i suoi vari effetti collaterali, abbia la sospensione dei processi in corso contro agenti, funzionari e dirigenti delle forze dell'ordine per i fatti del G8 di Genova del 2001. Sarebbe una beffa, dopo sette anni di indagini e udienze, e un atroce atto di ingiustizia per le centinaia di vittime degli abusi compiuti nella caserma di Bolzaneto e nella scuola Diaz e per tutti i cittadini democratici. Sarebbe un atto così grave, che stentiamo a credere che possa davvero compiersi.


Com'è noto, i procedimenti giudiziari sono alla vigilia della sentenza di primo grado: quella per i maltrattamenti inflitti ai detenuti nella caserma di Bolzaneto, riguardante 45 agenti, è stata messa in calendario per il prossimo mese di luglio; quella per i pestaggi, le falsificazioni, gli arresti arbitrari alla scuola Diaz, riguardante 29 funzionari e dirigenti di polizia, è attesa per novembre.


Se davvero il parlamento decidesse di bloccare questi delicati processi, saremmo di fronte a un atto sostanzialmente eversivo: si impedirebbe alla magistratura di fare la sua parte (almeno in primo grado) in merito ad eventi che hanno segnato una gravissima caduta dello stato di diritto, gettando discredito sulle nostre forze dell'ordine e sull'intero ordinamento democratico italiano.


Si impedirebbe a centinaia di persone, vittime degli abusi nella caserma di Bolzaneto e nella scuola Diaz, di aspirare a un risarcimento morale attraverso la giustizia; si impedirebbe a tutti i cittadini di recuperare fiducia nella legalità costituzionale, che a Genova fu sospesa e che il parlamento si appresta ad accantonare.


Ci appelliamo al presidente della Repubblica, garante della Costituzione, affinché ci risparmi questo scempio.


Genova, 17 giugno 2008

Comitato Verità e Giustizia per Genova

giovedì 12 giugno 2008

Tribuna Congressuale - 6

Per una nuova Rifondazione Comunista

di Sergio Dalmasso (Consigliere Regionale del Piemonte)

su Liberazione del 03/06/2008


Il nostro partito, ha subito una sconfitta, forse letale per l'intera sinistra, su tre fronti:
l'incapacità di produrre cambiamenti nella politica del governo. Non cambiate le leggi 30, Moratti e Bossi Fini. Non cancellate le "leggi ad personam" (conflitto di interessi, Tv, rogatorie internazionali, falso in bilancio…) Fumata nera su laicità e diritti civili sempre più aggrediti dai nuovi integrismi. E' chiaro che questo significhi il fallimento dell'asse emerso dal congresso di Venezia: - possibilità per le spinte di movimento di incidere sulle scelte governative - certezza che il centro sinistra si sarebbe "spostato a sinistra" - errata valutazione sui rapporti di forza, nella realtà rimasti invariati, se non peggiorati, e sul rapporto con le parti progressiste della borghesia (una sorta di nuovo "patto dei produttori", di amendoliana memoria).
L'involuzione del partito, della sua struttura, della sua moralità. Circoli asfittici, incapaci di inziativa politica, di elaborazione, di analisi del territorio e della realtà, scomparsa la pratica dell'autofinanziamento. Certo, esistono nodi strutturali (il declino della fabbrica fordista, le trasformazioni nelle città…), ma vengono al pettine i nodi della teorizzazione (e pratica) del "partito leggero" . Paghiamo l'incapacità di differenziarci dalla "casta", la perdita di una diversità da sempre orgoglio del movimento comunista. La politica come professione, la cooptazione dei dirigenti sono errori dobbiamo cancellare e mai più riproporre.
Il tracollo elettorale aggravato dalla scelta, mai discussa nei circoli, dell'Arcobaleno, è frutto di presunzione, della volontà di un superamento di Rifondazione, del totale distacco dalla realtà concreta, della colpevole incomprensione di tutte le sconfitte elettorali alle elezioni locali, dal 2006 in poi. Molte le assonanze con la scelta di Nsu (1979), frutto della stessa logica (lista di movimento, superamento della struttura organizzata, teorizzata assenza di linea e di proposta politica). Mai, nella storia, una formazione si era dimezzata in un anno e ridotta ad un quarto in due.

La mozione dei cento circoli ha il merito di:
esprimere la coerenza di chi, negli ultimi anni, ha tentato di evitare la deriva del nostro partito (pensioni, welfare, missioni all'estero, spese militari, precariato, peggioramento delle condizioni materiali, calo organizzativo, abbandono di ogni riferimento ad un marxismo non dogmatico)
raccogliere posizioni che, all'ultimo congresso, si erano articolate su mozioni diverse e soprattutto di dare voce a circoli e militanti di base che, da tempo, hanno chiesto, invano, una ridiscussione delle scelte governative e il congresso straordinario
proporre non un riposizionamento tattico, ma una prospettiva strategica, anche se certamente non semplice.

Le due mozioni maggiori, pur nelle loro differenze, emerse solamente dopo il voto, non mettono radicalmente in discussione gli errori compiuti e ripropongono, una in modo hard, l'altra in modo soft (la federazione), una prospettiva sconfitta. Per di più, l'unità della sinistra deve tener conto delle prospettive delle altre formazioni:
i Verdi, divisi tra chi guarda al Pd e chi ripropone una formazione ambientalista, non interessata a ripetere alleanze con forze di tradizioni comunista
Sinistra Democratica che ha subito due spaccature (verso i socialisti e il Pd) e la cui impostazione su governo, Pd, questioni internazionali, welfare ha differenze significative rispetto alle nostre

E', invece indispensabile l'unità d'azione a sinistra, nell'autonomia delle forze che la compongono, su temi reali: - opposizione al governo di destra, - razzismo e omofobia crescenti, - attacco alle condizioni di vita e ai diritti di chi lavora (linea Marcegaglia) - distruzione dell'ambiente - laicità e scuola - guerra e aggravamento della contraddizione nord/sud del mondo - pericoli incombenti sui diritti delle donne.
La ricostruzione di una forza comunista non è in contraddizione, ma è strumento, di questa unità,
riproponendo l'impresa politica che portò a Rifondazione comunista. Sono indispensabili:
un bilancio autocritico sulla pratica di governo che analizzi le esperienze precedenti italiane e internazionali (Pcf, Lula, fronti popolari…)
la comprensione che un processo di riunificazione deve interessare tutte le componenti, matrici, storie, culture che il movimento comunista ha espresso
la piena accettazione di democrazia e pluralismo nella società e nel partito
il rapporto dialettico tra partiti, movimenti, associazioni, gruppi e le mille modalità di fare politica presenti nella società.
Un legame con la nostra storia e la capacità di leggere trasformazioni ed emergenze (pace, ambiente, nuovi lavori e povertà, questione di genere…) può contribuire a rilanciare opposizione sociale e conflitto.
Un buon risultato della mozione dei cento circoli può essere strumento per questo progetto ed evitare scelte prive di futuro.

Tribuna Congressuale - 5

Ferrero: ricominciamo dai quartieri. Il Prc non archivi il comunismo

Intervista a Paolo Ferrero pubblicata su L'Unità del 11/06/2008


di Simone Collini

PARLA tre quarti d'ora di una sconfitta «sottovalutata» e del fatto che «il problema oggi non è la costruzione di un nuovo centrosinistra», dell'errore commesso entrando nel governo Prodi «con i rapporti di forza a noi così sfavorevoli» e della necessità di «ricostruire un'utilità sociale della sinistra», dell'operazione «politicista» dell'Arcobaleno che ora rischia di ripetersi col processo costituente proposto da Vendola, del comunismo che «non è una tendenza culturale ma una forza materiale», della pericolosità di «abbandonare i punti di riferimento tradizionali quando non se ne hanno altri con cui sostituirli». Poi fa un esempio, Paolo Ferrero, per difendere la sua proposta politica per il congresso di Rifondazione comunista: «La Chiesa cattolica, dopo aver perso i referendum su divorzio e aborto, ha ricominciato dagli oratori, non da Ruini», dice il valdese Ferrero. «Di fronte a una società che le ha detto "non ci rappresenti", non si è arroccata, ha ricominciato su un altro terreno. A Ruini ci è arrivata. Dopo 30 anni. Ma ci è arrivata».
Bertinotti domani spiega quelle che per lui sono le ragioni della sconfitta. Lei che dice?
«Che non siamo riusciti a dimostrare l'utilità sociale della sinistra. La gente ha pensato che non servissimo a niente».
Motivo?
«I due anni di governo, il fatto che il Pd invece di applicare il programma concordato ha mediato su ogni punto con i poteri forti».
Sempre colpa del Pd, voi non avete sbagliato niente?
«Noi abbiamo sbagliato l'analisi del congresso di Venezia, e quando dico noi dico che io sono responsabile di questa sconfitta quanto Fausto Bertinotti e Franco Giordano».
Dov'è stato l'errore, porvi la questione del governo?
«L'errore è stato pensare che nonostante fossimo sconfitti nella società, potessimo nel cielo della politica fare un'operazione di costruzione del programma e di condizionamento dell'Ulivo. Siamo stati velleitari, pensavamo con una lametta da barba di riuscire a fare un buco in un muro d'acciaio. Il progetto è fallito e ha determinato la rottura del rapporto tra la sinistra e la società. Per questo ritengo sbagliato, come fa Fava, proporre una ricostruzione del centrosinistra».
Qual è allora la priorità oggi?
«Costruire una sinistra di alternativa che faccia fino in fondo i conti col suo radicamento sociale e la sua utilità sociale. Perché a questo punto dobbiamo dare una risposta a chi si domanda chi sono quelli di sinistra. Io dico che sono quelli che quando una famiglia è sotto sfratto vanno a fare picchetto, perché se non sono questo sono soltanto un pezzo di ceto politico che quando va al governo fa cose non così dissimili dagli altri e con un'utilità marginale rispetto agli altri».
Per superare questa marginalità non è meglio dar vita a un processo costituente, come propone Vendola?
«No perché è un'operazione politicista, dall'alto, proprio come la Sinistra arcobaleno. A chi dice che ci dobbiamo unire per non scomparire ricordo che noi ci siamo uniti e siamo scomparsi dal Parlamento. Ora vediamo di non scomparire anche dalla società. Anche perché il problema adesso non è serrare le fila e prepararci al voto tra cinque anni. La destra sta lavorando a smontare ulteriormente i legami sociali. Se vanno avanti così sul mondo del lavoro, sulla sicurezza, sull'uso delle emergenze per smontare l'ordinamento giudiziario, tra cinque anni ci saranno le basi per impedire politicamente, culturalmente e socialmente la possibilità di costruzione di una sinistra. Oggi dobbiamo fare opposizione alle politiche della destra con un lavoro capillare, costruendo case della sinistra in tutti i quartieri, per discutere non di come fare le liste per il mese dopo, ma di come si riesce a mettere assieme comitati e associazioni per costruire sul territorio vertenze, fare esperienze di mutualità».
Non si possono fare insieme, costituente e ricostruzione dell'utilità sociale?
«Primo, a seconda di dove si punta il riflettore si determinano particolari esiti. Secondo, tra di noi dobbiamo dirci con chiarezza se Rifondazione comunista serve per l'oggi e il domani o se è una forma politica e un progetto politico che deve andare a chiudersi. Perché per me il Prc è utile, per chi parla di costituente diventa dannosa per processi cosiddetti più avanzati».
Vendola e i sostenitori della sua mozione negano che vogliano sciogliere il partito.
«Nella mozione si parla di nuovo soggetto politico unitario. Che vuol dire? E poi si parla di costituente della sinistra, quindi non si chiama più comunista. Con due effetti. Il primo: apre lo spazio per una costituente comunista, e quindi divide e non unisce il campo della sinistra. Il secondo: si chiude l'ipotesi politica di fondo del Prc, che è quella di tenere assieme l'appartenenza a un filone politico, il comunismo inteso come idea della rivoluzione, di critica radicale al modo di produrre ricchezza, con l'innovazione. Comunismo e rifondazione, le due cose stanno assieme. Se parli di costituente di sinistra le separi, con l'innovazione che va da una parte, non si capisce bene dove, e il comunismo da un'altra, verso una caricatura».
Non è tempo di archiviare falce e martello?
«Io sono protestante e quindi tendenzialmente iconoclasta. Però l'idea che si possa aggregare chi subisce sfruttamento in assenza di punti di riferimento è priva di fondamento».

Ordine del giorno per il Consiglio Comunale di Cuneo

Invio un Ordine del Giorno che ho scritto di solidarietà a Pino Masciari (sostenuto da tutti i gruppi di maggioranza) che verrà discusso nel prossimo Consiglio Comunale di Cuneo di Lunedi 23 giugno.
Fabio Panero

Alla Cortese attenzione del Signor Presidente del Consiglio Comunale

Oggetto: Ordine del Giorno di solidarietà del Consiglio Comunale di Cuneo a Pino Masciari.

IL CONSIGLIO COMUNALE DI CUNEO

PRESO ATTO

che l’imprenditore Pino Masciari per essersi ribellato al racket mafioso denunciando, da imprenditore costretto a pagare il pizzo, la ‘ndrangheta e le sue collusioni con alcune Istituzioni calabresi fu sottoposto nel 1997 a un Programma Speciale di Protezione, insieme alla moglie ed ai due figli.

CONSIDERATO CHE

Rientrare in un Programma Speciale di Protezione e diventare testimone di giustizia significa lasciare la propria terra per trasferirsi in una località protetta, incognita e isolata, significa essere privati del diritto di lavorare e ricevere dunque un sussidio statale, significa stare sotto scorta e sforzarsi di vivere il più possibile nell’ombra.

La legge prevede che, dopo un certo periodo di tempo, il testimone di giustizia e la sua famiglia possano rientrare nella società come cittadini “normali”, non costretti cioè a nascondersi; la stessa legge mette a disposizione gli strumenti per ricreare le condizioni di vita originarie, precedenti alla denuncia.

Il Programma Speciale di Protezione della famiglia Masciari è scaduto nel 2005 e da allora Pino Masciari è in attesa di poter tornare a fare liberamente l’imprenditore.

RICORDA CHE

da lunedì 31 marzo 2008 Pino Masciari, in assenza di segnali concreti da parte dello Stato italiano, ha abbandonato la località protetta per recarsi, senza scorta, in Calabria

ESPRIME

solidarietà e vicinanza a Pino Masciari ed alla sua famiglia, che dopo aver fatto il proprio dovere di cittadini, quello di condannare i propri estorsori e farli condannare, si trovano in grave pericolo.

Le istituzioni dovrebbero tutelare e portare ad esempio questi cittadini finchè sono in vita, non rimpiangerli da morti.

SOLLECITA

il Sig.Ministro degli Interni e le autorità competenti ad adoperarsi per utilizzare il quadro normativo di tutele per rispondere concretamente alle esigenze di quanti sono sottoposti a racket ed usura e coraggiosamente hanno prodotto pubbliche denunce

INVITA

Pino Masciari e la sua famiglia a Cuneo, città medaglia d’Oro per la Resistenza, da sempre impegnata a sostegno delle iniziative a favore della Legalità e della lotta alla mafia, per una serie di incontri con le Istituzioni locali e con la cittadinanza per far conoscere questa incredibile vicenda, per ribadire con forza la volontà di lotta di codesto Consesso e della cittadinanza tutta all’illegalità e alla prepotenza mafiosa.


I Consiglieri Capigruppo

Rifondazione Comunista Fabio Panero
Cuneo Domani Chiaffredo Laugero
La Città Aperta Liliana Meinero
L’Ulivo Mauro Mantelli
Centro Lista Civica Luigi Mazzucchi
Cuneo Solidale Giancarlo Arneodo
Idee e Impegno Emiliano Rosso
Moderati Imelda Massa

mercoledì 11 giugno 2008

Tribuna Congressuale - 4

TRIBUNA CONGRESSUALE


Le ragioni della mia scelta!

Care compagne e cari compagni,

dopo una lunga riflessione e non senza un certo travaglio personale ho deciso di non optare per nessuna delle mozioni presentate al settimo congresso del partito. Scrivo queste poche righe perché reputo opportuno chiarire questa mia decisione di fronte ai tanti compagni con cui ho condiviso tante lotte.

Le ragioni prettamente politiche che mi spingono a non scegliere nessuna delle mozioni sono riportate nel documento che vi allego e che insieme ad alcuni compagni della mia federazione abbiamo deciso di sottoporre alla discussione. Voglio soltanto aggiungere qualche riflessione che spero possiate comprendere anche se probabilmente non condividerete. In primo luogo credo che si stia ancor oggi sottovalutando la portata del disastro elettorale e che la discussione non affronti le ragioni della sconfitta. Le proposte in campo mi paiono del tutto superficiali e prive di senso, dal momento che investono soltanto le forme organizzative e gli aspetti formali senza toccare la sostanza dei problemi che ci troviamo di fronte. Chi propone l’unità dei comunisti come panacea di tutti i mali o chi l’unità della sinistra federata o costituente, non spiega il perché di simili scelte e soprattutto il “per fare che cosa”. A mio avviso, la complessità dei problemi sul tappeto è tale da non potersi limitare a una simile discussione e, soprattutto non può passare per un ulteriore divisione al nostro interno. Infatti, e qui vengo al secondo dei motivi, se il risultato elettorale ha fortemente compromesso la nostra stessa esistenza, lo scontro in atto rischia di porre la parola fine alla nostra comunità politica. Con questo non intendo dire che le divisioni siano il male assoluto e l’unità la via da perseguire a tutti i costi, semplicemente reputo l’intero dibattito drogato dalla sindrome del nemico/amico. Infine penso che le responsabilità di questa situazione siano di noi tutti e che non ce la possiamo cavare riproponendo schemi del tutto superati. Il nostro stesso modo di essere e di rapportarci gli uni agli altri è intrinsecamente viziato da forme gerarchiche, i nostri congressi segnati da rapporti clientelari e le nostre diatribe ristrette a interessi di bottega. Per primi i gruppi dirigenti, anziché fare un bagno di umiltà, hanno pensato bene di ricreare un clima di scontro aggiungendo benzina a una casa in fiamme.

Ciononostante voglio chiarire che il mio non è un disimpegno dal partito, ma anzi un motivo in più per contribuire all’affermazione dei nostri ideali di cui il mondo ha tanto bisogno. Non voglio più essere etichettato come il compagno di questa o quella mozione ma semplicemente essere per tutti voi un compagno con cui spartire davvero il pane quotidiano.

David Valderrama

martedì 10 giugno 2008

Comunicato stampa ACLI Regionali

Stranieri: Acli, no al reato di immigrazione clandestina


Le Acli Piemontesi esprimono «forti preoccupazioni» per le anticipazioni sui contenuti del Pacchetto Sicurezza che il Governo si preparerebbe a varare. «I reati commessi da cittadini stranieri vanno certamente perseguiti - afferma il presidente regionale Gianni Girardo - ma non vanno demonizzati gli stranieri presenti sul territorio, come se fossero gli unici responsabili di una percezione di insicurezza che sembra ormai pervadere i cittadini italiani e gli stessi immigrati».
Non servono, secondo le Acli proclami e annunci che criminalizzano indistintamente una realtà, come l'ipotesi del ricorso all'esercito, ma politiche certe ed efficaci di sicurezza, destinate tuttavia ad essere inefficaci se non affiancate da seri interventi di riqualificazione urbana, di mediazione, di accompagnamento. Per costruire una società sicura, infatti, servono iniziative che incidano sulla qualità della vita delle persone, italiani e stranieri, che si sviluppa nei vari spazi di socializzazione: la scuola, il quartiere, il lavoro, il tempo libero.
Assolutamente contrarie le Acli all'introduzione del reato di immigrazione clandestina, una misura demagogica tanto inutile quanto pericolosa per le ricadute sul piano sociale e culturale. Come è possibile mettere insieme senza distinzioni il disagio e spesso la disperazione delle persone che lasciano le proprie case e i propri affetti con le attività illecite e criminali di chi sfrutta il fenomeno migratorio? Perché non introdurre, a questo punto, il reato di povertà?.
Sì, invece, all'emersione dei lavoratori immigrati irregolari. Si pensi alle migliaia di famiglie che hanno alle proprie dipendenze altrettante donne straniere, spesso in condizione di irregolarità, a cui però aprono le proprie case e affidano i propri anziani o i figli.
Cosa avverrebbe quindi se anche qui si ripetesse, come avvenuto in Francia, lo sciopero dei 'senza documenti'? Imprese e famiglie sarebbero fortemente penalizzate. Il governo, le amministrazioni locali sarebbero capaci di rispondere alle richieste di welfare che ne deriverebbero? Oggi il welfare di queste famiglie è 'fatto in casa' senza il supporto dello Stato, grazie anche a questi lavoratori e lavoratrici. Ci pare quindi che la soluzione più logica, in ordine alla sicurezza di tutti, sarebbe permettere l'emersione di questi lavoratori.

INCONTRI PRECONGRESSUALI

IL FUTURO DI RIFONDAZIONE COMUNISTA
Incontro pubblico

A confronto i documenti per il 7° Congresso del PRC
GIOVEDI' 12 GIUGNO ORE 21
CUNEO
Centro Incontri della Provincia, C.so Dante 42
Sala "Falco"


MERCOLEDI' 11 GIUGNO alle ore 21 presso
la sede della C.G.I.L. di Bra in via Umberto (saletta S.P.I.)
è convocata una riunione di Rifondazione Comunista della
zona Alba-Bra per stabilire la data del congresso di Circolo.


Date Congressi di Circolo già stabilite:

Racconigi: martedì 17 giugno ore 21 presso la sede di via Principe Amedeo 71
Savigliano: giovedì 26 giugno ore 21 presso la sede di via S.Pietro 22
Saluzzo: venerdì 27 giugno ore 21 presso la sede di piazza Cavour 31
Cuneo: sabato 28 giugno ore 15 presso la sede di via Saluzzo 28, ore 18 votazione documenti, ore 20 cena di autofinanziamento (10 euro sU prenotazione)
Mondovì: mercoledì 2 luglio ore 20.00 presso la sede dell'A.N.P.I. in piazza S.Maria Maggiore.


CONGRESSO PROVINCIALE
FEDERAZIONE DI CUNEO
SABATO 5 LUGLIO ore 15

presso la Sala "Falco"
Centro Incontri della Provincia CUNEO, C.so Dante 42
Per informazioni:
Fabio Panero

AGNOLETTO, DEAMBROGIO E FERRERO HANNO VISITATO IL CPT DI TORINO

AGNOLETTO, DEAMBROGIO E FERRERO HANNO VISITATO IL CPT DI TORINO

L'eurodeputato e il consigliere regionale denunciano:

«UN UOMO PICCHIATO PERCHÉ AVEVA TENTATO DI FUGGIRE È STATO ESPULSO SENZA AVERE IL TEMPO DI SPORGERE DENUNCIA. E UN TESTIMONE DELLA MORTE DI HASSAN NEJL È STATO PRESO A CALCI E PUGNI… VIOLENZE SULLE QUALI È NECESSARIO INDAGARE».



Torino, 6 giugno 2008 – Vittorio Agnoletto, eurodeputato di Rifondazione comunista/Sinistra europea, Paolo Ferrero, ex ministro alla Solidarietà Sociale e Alberto Deambrogio, consigliere regionale di Rifondazione comunista, sono entrati oggi, venerdì 6 giugno, nel Centro di permanenza temporanea di Torino, per verificare la situazione nella struttura del capoluogo piemontese dopo la recente morte di Hassan Nejl. «Abbiamo raccolto diverse testimonianze sul caso di El Arbi Hindi – dichiarano Agnoletto e Deambrogio – che il 23 maggio scorso sarebbe stato picchiato dalle forze dell'ordine presenti all'interno del Cpt a causa di un suo tentativo di fuga dalla struttura. Martedì scorso l'uomo ha incontrato l'avvocato Gianluca Vitale, col quale aveva concordato l'intenzione di sporgere denuncia per le violenze subite, ma non ha fatto in tempo: il giorno seguente, mercoledì 4 giugno, è stato espulso dal Cpt e rispedito al suo Paese. Senza nemmeno avere la possibilità di denunciare alle autorità competenti l'ingiustizia di cui sosteneva di essere stato vittima.

Un secondo caso, forse ancora più grave – continuano i due esponenti di Rifondazione Comunista – riguarda Rabi Said, uno dei testimoni oculari della morte di Hassan Nejl. Ha dichiarato – e vi sono diversi testimoni che lo confermano – di essere stato ammanettato, immobilizzato e pestato ripetutamente con calci, pugni e manganellate dal personale di sorveglianza, sabato 31 maggio. Diversi detenuti hanno sottoscritto questa versione dei fatti e potranno testimoniare al magistrato quanto da lui raccontato. L'avvocato Vitale ha già raccolto la denuncia che verrà immediatamente depositata.

Ci auguriamo che, essendo un testimone della morte di Hassan Nejl, sulla quale vi è ancora in corso un'inchiesta, non venga espulso prima di poter parlare pubblicamente di quanto accaduto quella notte. Ci domandiamo anche se questo "trattamento" da lui raccontato non abbia un significato intimidatorio per chi ha testimoniato la presunta omissione di soccorso in merito alla morte di Nejl.

Ci sono stati poi riferiti altri episodi di violenza sul quale stiamo raccogliendo ulteriore documentazione.

Nel Cpt di via Mazzarello c'è anche un cittadino palestinese (richiedente asilo politico, tra l'altro), che, essendo apolide, dunque senza uno stato verso il quale poter essere espulso, per la terza volta trascorre 60 giorni nel centro di permanenza temporanea.

Ancora, un ragazzo marocchino che è cresciuto con la madre, provvista di regolare permesso di soggiorno, da quando ha 12 anni e ha studiato nelle scuole italiane. Ma oggi, a 19 anni, ha perso il permesso di soggiorno, è finito al Cpt, nonostante la sua famiglia viva regolarmente in Italia…

Tutte queste situazioni – concludono Agnoletto e Deambrogio – meritano quanto meno di essere verificate e indagate seriamente dalle autorità competenti: non è concepibile che chi denuncia di aver subito una violenza venga allontanato dal nostro Paese. La giustizia dovrebbe essere garantita a tutti». Sia Agnoletto che Deambrogio hanno infine annunciato l'intenzione di presentare interrogazioni, rispettivamente al Parlamento Europeo e in Regione, sulle testimonianze raccolte oggi nel Cpt torinese.

creare una sinistra di nuovo conio

Fava (Coordinatore Nazionale di Sinistra Democratica): comunismo e la socialdemocrazia sono tradizioni politiche concluse.

«La sfida del terzo millennio è raccogliere il meglio della tradizione e creare una sinistra di nuovo conio»

di Simone Collini / L’Unità 8.6.08


«UNA SINISTRA di diverso conio», per Claudio Fava, deve saper anche raccogliere una provocazione intellettuale come quella recentemente apparsa sul sito web del Centro per la riforma dello Stato: «Forse il comunismo e la socialdemocrazia sono tradizioni
politiche concluse». Dice il coordinatore di Sinistra democratica: «Io mi sento di raccoglierla. La sfida del terzo millennio è quella di riorganizzare i segni di civiltà che queste tradizioni hanno dato al nostro Paese per costruire qualcosa di nuovo».

A fine mese tenete un congresso: perché se lei è stato appena eletto coordinatore e dentro Sd non ci sono diverse linee politiche?

«Utilizziamo questo appuntamento, che non a caso chiamiamo assemblea, per discutere e rilanciare il progetto del cantiere di sinistra. Oggi c’è bisogno di un nuovo soggetto che rappresenti una sinistra di diverso conio, di diversa intenzione, di diversi linguaggi. È chiaro che progetto come questo ha una sua efficacia se invece di essere calato dall’alto viene costruito con una profonda condivisione e partecipazione dal basso».

Che intende per diverso conio?

«Ci sono stati profondi cambiamenti, mentre il nostro sguardo si è impigrito. Abbiamo continuato ad utilizzare una liturgia, nelle forme di partecipazione, nelle categorie di interpretazione e nelle parole simboliche, che parlava a un Paese che non esisteva più. Oggi c’è bisogno di una sinistra che si ripensi nei propri punti di riferimento, nelle proprie forme organizzative, nella capacità di aprirsi, di essere altro da sé, di mettere dentro finalmente quella sinistra civile diffusa, ampia, che esiste e che ha fatto la storia di questo Paese nei momenti in cui ha deciso di farla. Penso al movimento antimafia in Sicilia, agli autoconvocati di Moretti, ai tre milioni dell’articolo 18, ai movimenti pacifisti cresciuti attorno alla base Dal Molin».

Con quali forze politiche pensate di portare avanti questa operazione?

«In autunno si produrranno due diverse opzioni, entrambe rispettabili ma sostanzialmente inconciliabili. Una di chi sceglie di tornare nella nostalgia identitaria e farà la costituente comunista o tenterà di costruire la federazione di sinistra. E una, che è l’opzione su cui noi lavoriamo, che prevede un cantiere che produrrà un nuovo soggetto politico, capace di superare il culto dell’identità e il mito dell’autosufficienza».

Così sembrano inconciliabili col processo il Pdci e i sostenitori nel Prc della mozione Ferrero: rimarrebbero una parte dei Verdi e i sostenitori della mozione Vendola...

«Una sinistra nuova non può passare attraverso la somma di ciò che esiste, dobbiamo aprire un percorso di inclusione. E il voto di aprile ci dice che servono sinergie naturali, non artificiali, non pensate a tavolino. Dopodiché, mi sembra ovvio che ci sia una parte dei compagni di Rifondazione, come anche dei Verdi e perfino del Pdci, che continui a battersi per questa sinistra di nuovo conio».

Che dovrebbe avere col Pd che tipo di rapporto?

«Di confronto politico. Voglio togliere dal campo l’alibi di chi dovesse dirci, un domani, non si è fatto un nuovo centrosinistra perché la sinistra si è rifiutata di misurarsi su questo tema».

Cosa farete quando darete vita a nuovo soggetto politico insieme a Verdi e Prc, che in Europa siedono in banchi diversi dal Pse?

«Noi stiamo nella famiglia del socialismo europeo e restiamo lì. E non è un caso che Martin Schulz partecipi alla nostra assemblea. Detto questo, con i compagni del Prc e dei Verdi abbiamo prodotto al Parlamento europeo notevoli risultati, nonostante appartenessimo a famiglie politiche diverse. Oggi si pone il problema di come rielaborare le nostre appartenenze e costruire un’anima unitaria di questa nuova sinistra».

Anima unitaria ma rimanendo ognuno nella propria famiglia di origine?

«Se il problema è una collocazione nei banchi dell’Europarlamento, sì. Ma credo che con grande coraggio e senso laico occorre anche affrontare il problema della funzione di queste famiglie di riferimento. Un documento pubblicato sul sito del Centro di riforma dello Stato, che certo non può essere accusato di avere una lettura moderata di ciò che accade, propone una provocazione intellettuale che io mi sento di raccogliere quando dice che forse il comunismo e la socialdemocrazia sono tradizioni politiche concluse. Resta la cifra di civiltà che ha permeato la nostra storia, resta la loro cultura politica. È questo che oggi va riorganizzato per costruire qualcosa di nuovo».

sabato 7 giugno 2008

"Schedati perché nomadi" I supercommissari in azione

da "Repubblica"


All'alba a Milano-Rogoredo il blitz della polizia nel campo dove vive la famiglia Bezzecchi, sinti con medaglia d'oro al valore civile

"Schedati perché nomadi" I supercommissari in azione

L'accusa di Giorgio, 47 anni: "Io dico vergogna Italia" A Roma sgomberato un campo nella zona del Testaccio

di CLAUDIA FUSANI


Una delle casette del campo nomadi di via Impastato a MIlano-Rogoredo dove stamani all'alba è scattato il blitz

MILANO - I bambini hanno scherzato con le divise e sono impazziti per il furgone della Scientifica, quello con le macchine fotografiche e gli strumenti come vedi nei film. Gli adulti hanno accettato in silenzio, "con grande umiliazione". I vecchi hanno avuto "paura", uno soprattutto: Goffredo, 69 anni, il capofamiglia, sopravvissuto durante la guerra a un "campo del Duce" dove venivano deportati gli zingari, una di quelle pagine di cui si è persa memoria. Le sirene e le macchine della polizia; loro, gli zingari, tutti in fila a mostrare i documenti; le cinque e mezzo del mattino di un giorno qualsiasi: brutti ricordi nella testa di Goffredo.

L'alba di questa mattina, Milano-Rogoredo, tra la tangenziale est, la ferrovia e sotto i cavi dell'alta tensione, campo nomade del comune - dunque autorizzato e censito -, quattro casette di legno, il resto roulotte e baracche, la kher, la casa della famiglia Bezzecchi, arrivati in Italia dalla Slovenia nel 1943 e qui, tra un campo e l'altro, giunti alla quinta generazione. Sono circa quaranta persone e tutti stamani sono sfilati uno per uno davanti a polizia, carabinieri e vigili urbani per declinare nome, cognome, generalità, stato civile. Ognuno ha mostrato il documento di identità e ad ognuno è stata fatta la fotocopia.

"Censimento dei rom", secondo il prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi, da dieci giorni super commissario per gli zingari con gli ampi poteri previsti dall'ordinanza della Presidenza del Consiglio pubblicata in Gazzetta il 30 maggio. "Una schedatura umiliante" secondo Giorgio Bezzecchi, 47 anni, ragioniere, uno dei cinque figli di Goffredo, vicepresidente dell'Opera nomadi della Lombardia, fino all'anno scorso responsabile dell'Ufficio nomadi del Comune e adesso ricercatore presso l'università. "Quello che è successo stamani non era mai accaduto, è agghiacciante e tutti devono sapere, tutti..." insiste Bezzecchi.


Così mentre stamani a Roma veniva sgomberato un campo nomadi in zona Testaccio (anche qui con molte polemiche ma va detto che al tempo stesso il sindaco Alemanno sta convocando uno per uno i capifamiglia dei rom), a Milano si procedeva con la schedatura-censimento. I prefetti super commissari per i nomadi sono tre, Roma, Milano e Napoli dove però gli "sgomberi", per ora, sono stati fatti in un altro modo dalla camorra. Giorgio Bezzecchi non vive più al campo ma ieri sera, sapendo che ci sarebbe stato quello che definisce "blitz" si è fermato con il padre e le famiglie dei suoi quattro fratelli. "La nostra famiglia, tutta la nostra famiglia - spiega Bezzecchi - è italiana, abbiamo i documenti, lavoriamo, paghiamo le tasse, luce e acqua, i nostri figli vanno a scuola. In comune, dove ho lavorato per 23 anni, e in prefettura lo sanno perfettamente. Arrivare all'alba, circondare il campo e illuminarlo con le lampade, svegliarci e metterci in fila e fare la fotocopia del nostri documenti è stato molto più che umiliante. Sanno chi siamo, conoscono la famiglia Bezzecchi, mio padre è medaglia d'oro al valore civile. Perché questo blitz di evidente matrice razziale?".

E'un fatto che il primo atto ufficiale del commissario per i rom di Milano è proprio il monitoraggio della famiglia Bezzecchi, Rogoredo, Milano. "Sono arrivati alle cinque e mezzo - racconta Giorgio - hanno circondato il campo, lo hanno illuminato, sono venuti casa per casa, roulotte per roulotte, ci hanno svegliato, ci hanno fatto uscire, hanno fotografato le case e poi i nostri documenti. Hanno finito intorno alle sette e mezzo. Io credo - aggiunge Bezzecchi - che tutti debbano sapere e capire cosa sta succedendo: sono italiano, sono cristiano e sono stato schedato in base alla mia razza. Rimanere in silenzio oggi vuol dire essere responsabili dei disastri di domani".

Con Bezzecchi proviamo a metterla così, che in fondo è solo un censimento, qualcosa di utile per affrontare una volta per tutte la questione rom, per conoscerli e quindi poter essere di aiuto a chi vuol vivere in Italia rispettando le regole. "Tanto per cominciare - risponde - noi siamo sinti italiani registrati all'anagrafe quindi non capisco cosa debbano censire visto che già esistiamo. Più in generale - lo dico perché ho lavorato per 23 anni all'Ufficio nomadi del comune di Milano - il censimento già esiste dei campi autorizzati. A Milano ci sono tra i 5 e i 5.500 nomadi". Una discriminazione, quindi, "anche se presentata come positiva".

Sessanta anni fa, ricorda Bezzecchi, usciva la rivista "La difesa della razza" di Guido Landra, furono approvate le prime leggi razziali, poi i primi rastrellamenti. "Mio nonno fu portato a Birkenau ed è uscito dal camino... Mio padre fu portato a Tossicia ed è tornato indietro. Stamani lo hanno svegliato all'alba e lo hanno messo in fila. Io oggi, italiano e sinti, dico vergogna".

(6 giugno 2008)
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