mercoledì 30 settembre 2009

INAUGURATO IL CIRCOLO DI GARESSIO


Martedi' 29 settembre presso la sala della Comunistà montana Alta Val Tanaro è rinato il Circolo di Rifondazione Comunista di Garessio: gli iscritti all'unanimità hanno deciso di intitolarlo a Lucia Canova, grande figura del movimento operaio, fondatrice del P.C.I. nel 1921, iscritta a Rifondazione Comunista nel 1991 negli ultimi anni di vita.
Dopo anni di crisi e difficoltà Rifondazione Comunista torna ad avere un Circolo in Val Tanaro e a essere presente nella vita politica e amministrativa della Valle anche con un giovane Consigliere Comunale a Garessio ed un assessore in un altro Comune.
Buona la partecipazione degli iscritti alla prima assemblea costitutiva che ha eletto all'unanimità come Segretario politico del Circolo "Lucia Canova" Claudio Borgna, 53 anni, operaio in mobilità dopo che la cartiera di Ormea è stata chiusa dopo una lunga lotta.
Alla serata, che si è conclusa con un momento di festa, erano presenti il Consigliere Regionale Sergio Dalmasso, il segretario provinciale Fabio Panero, il coordinatore provinciale dei Giovani Comunisti Nello Fierro, oltre a molti altri Compagni venuti da altri centri della provincia per festeggiare insieme ai Compagni di Garessio.
Al termine dell'elezione del Segretario del Circolo è arrivata anche una telefonata di congratulazioni al neo-eletto Claudio Borgna da parte del Segretario Nazionale del PRC Paolo Ferrero.
Nelle immagini alcuni momenti della serata.

martedì 29 settembre 2009

Il muro è crollato davvero



Il muro è crollato davvero
di Paolo Ferrero


L’affermazione della Linke e il crollo dei socialdemocratici nelle elezioni tedesche ci parlano con chiarezza del fallimento della sinistra moderata e della possibilità di costruire una sinistra anticapitalista in Europa. Il voto tedesco viene confermato dalle elezioni Portoghesi dove i socialisti che erano al governo perdono la maggioranza assoluta a le forze della sinistra di alternativa, Bloco de Esquerda e CdU (unione elettorale dei comunisti con i verdi), sorpassano il 17% crescendo di tre punti percentuali.

Dopo il crollo delle socialdemocrazie nelle elezioni europee, l’SPD esce sconfitta dall’esperienza della coalizione con la CDU. Non si tratta di una sconfitta tattica: è l’impianto strategico che ha guidato le socialdemocrazie nella costruzione dell’Europa, da Maastricht in avanti, che cade sotto i colpi della crisi. E’ la linea politica della sinistra moderata degli ultimi vent’anni che con ogni evidenza non regge più. Dentro la crisi, larghi strati di lavoratori chiedono di farla finita con le politiche moderate che vengono giustamente ritenute le responsabili della crisi e del peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro.

Parallelamente cresce la sinistra di alternativa che , come afferma Oskar Lafontaine a proposito della Linke “è l’unico partito contro il sistema attuale”. Non quindi una sinistra appiattita sulla socialdemocrazia o incapace di pronunciarsi in termini chiari contro la guerra: cresce una sinistra vera, che pone un’alternativa di sistema a partire da un proprio disegno strategico anticapitalista. La stessa cosa vale per il Portogallo, dove la polemica tra la sinistra e il governo socialista ha caratterizzato la campagna elettorale.

Vi è un terzo aspetto da sottolineare. Da queste elezioni esce sconfitta l’idea di riorganizzare le forze politiche attorno ad uno schema bipolare. In Germania oggi vi sono 5 partiti al di sopra del 10% e la stessa CDU che ha vinto le elezioni lo ha fatto perdendo voti. Se l’alternanza tra simili o la grande coalizione – con il corollario dei tentativi di distruzione della sinistra - erano formule per noi sbagliate ma che corrispondevano ad un sentire comune nella fase della crescita economica, la crisi sta mettendo in crisi questo progetto. Parti significative dalla popolazione non si riconoscono più nel “buonsenso” delle classi dominanti. Ovviamente affinché questa perdita di credibilità delle ipotesi centriste possa dare risultati positivi è necessario costruire una sinistra degna di questo nome, in grado di rappresentare un punto di riferimento serio e credibile. Altrimenti la strada è quella della delusione, del non voto, della ricerca a destra di una alternativa.

Queste elezioni mettono anche la parola fine ad una discussione tutta italiana sulla persistenza o meno delle due sinistre e sulla validità di questa divisione. Non solo in tutta Europa abbiamo due sinistre ma è del tutto evidente che la socialdemocrazia non è in grado di fuoriuscire per linee interne dal suo indirizzo socialiberista. Questa è precisamente l’illusione che abbiamo coltivato noi in Italia quando siamo andati al governo ed è questo errore grossolano che ci ha portato alla sconfitta. Le elezioni tedesche ci parlano quindi della possibilità e della necessità di costruire una sinistra di alternativa su scala nazionale e continentale, come hanno saputo fare i nostri compagni latinoamericani. Autonomia dalle forze moderate e progetto strategico alternativo al socialiberismo sono i pilastri su cui costruire questa sinistra.

Da queste brevi considerazioni derivano a mio parere anche i nostri compiti.

In primo luogo la necessità di costruire la federazione della sinistra di alternativa, dei comunisti, della sinistra vera. Un polo della sinistra, autonomo e strategicamente alternativo al PD. Vogliamo costruire questa federazione coinvolgendo tutti i compagni e le compagne disponibili, iscritti o non iscritti ai partiti, attivi nei sindacati, nei comitati, nelle associazioni, nei movimenti. Proponiamo di cominciare da subito e dal basso, in ogni quartiere, in ogni città, questo processo costituente di uno spazio pubblico della sinistra non pentita. La costruzione della federazione è tutt’uno con la costruzione di un movimento di massa per l’uscita da sinistra dalla crisi capitalistica, contro il berlusconismo ma anche contro le politiche padronali e moderate decise al G20 di Pittsburg.

In secondo luogo dobbiamo rilanciare la battaglia contro il bipolarismo. Questo sistema elettorale garantisce a Berlusconi una rendita di posizione enorme: pur essendo minoranza nel paese ha la maggioranza assoluta dei parlamentari; inoltre il sistema bipolare è finalizzato a stritolare la sinistra. Non è un caso che Germania e Portogallo abbiano sistemi elettorali proporzionali, ove la sinistra è potuta crescere al di fuori del ricatto del voto utile. La campagna contro questo bipolarismo degli affari deve essere ripresa con forza e diventare un tratto costitutivo della nostra proposta politica.

lunedì 21 settembre 2009

FESTA IN ROSSO A VALDIERI


lettera: riceviamo e pubblichiamo

Cari compagni, credo che non sia necessario informarvi che sono una donna di sinistra, militante del partito che si rappresenta con la falce e martello da 55 anni. Mai, e poi mai , neanche in momenti duri quando con la mia militanza mettevo in pericolo la mia vita e quella di miei figli, ho abbandonato le sue file.

Non racconto questo per essere considerata una eroina seno per dirvi, che sono sicura che in una stessa situazione tutti voi, vi avrete comportato nello stesso modo.

Non scrivo questa lettera per raccontarvi la mia storia, ma per cercare il vostro appoggio e solidarietà in una battaglia che mi imbatterò e che affronterò con tutte le difficile conseguenze.

Sono decisa a costituirmi parte civile contro il Ministro Bruneta, querelandolo per le sue parole offensive contro noi, persone di sinistra.

Quella sinistra “elitaria e parassitaria che vada a morire ammazzata” parole forte da un uomo debole che, a mancanza di argomenti politici usa un linguaggio degno della casta alla quale appartiene.

In quanto a “sinistra per bene” possiamo pensare che si riferiva a noi…perché mai abbiamo occupato posti di potere per rubare o beneficiare i nostri amici, i cosiddetti “furbetti del quartieri”.

Perché siamo stati sempre al fianco dei lavoratori, dei pensionati, degli studenti e perché il PRC è l’ unica entità politica alla quale nessuno può contestare la sua moralità.

Spero che, attraverso questo passa parola si faccia avanti un coraggioso avvocato che voglia accompagnarmi in questa mia ferma pressa di posizione, contro un personaggio pericoloso e aggressivo.

Concludo, (come sempre) mettendo qualche frase su Cuba: ieri alla Piazza della Rivoluzione il movimento “Paz sin Fronteras” ha radunato un milione cinquecento mila persone per cantare per la Pace e chiedere la fine dell’embargo con la partecipazione di cantanti di tutto il mondo. Dall’ Italia il nostro Jiovanoti.

Da meditare, portando avanti le nostre battaglie e HASTA LA VICTORIA

Inès

venerdì 18 settembre 2009

MANIFESTAZIONE SABATO 19 SETTEMBRE

Rifondazione Comunista Ritiene profondamente sbagliato aver deciso di sospendere la manifestazione per la libertà di stampa indetta per domani 19 settembre.
Il nostro Paese ha bisogno di riflettere collettivamente su questa immane tragedia e sugli assurdi motivi che ci hanno portato e ci portano ancora oggi a piangere morti italiani, non certo di chiudersi in se' stesso. La manifestazione per la libertà d'informazione indetta per sabato 19 settembre poteva rappresentare un momento alto e collettivo di tale riflessione.
Rifondazione Comunista sarà domani in piazza Duccio Galimberti a Cuneo a paritre dalle ore 17 per chiedere ancora una volta l'immediato ritiro delle truppe italiane in Afghanistan.
L'invito è esteso ai vari Circoli territoriali, a tutte e tutti i cittadini che hanno a cuore la Pace affinchè si attivino con iniziative simili.

giovedì 17 settembre 2009

ANCORA MORTI IN AFGHANISTAN


Attentato kamikaze a Kabul, capitale dell'Afghanistan. Coinvolti due blindati italiani. Fonti militari confermano che tra le vittime ci sono sei soldati italiani. Decine di veicoli hanno preso fuoco. Le notizie sono ancora frammentarie. Parecchi i feriti.


Una guerra che molti vorrebbero dimenticare è tornata a bussare drammaticamnete questa mattina alla nostra porta. Dopo la morte del caporal maggiore Alessandro Di Lisio e il ferimento di altri militari italiani è parte di una catena scientemente rimossa di assassinii di Stato che ha nella morte dell’ altro caporal maggiore Giovanni Bruno, 3 ottobre 2004, il suo primo, tragico, anello e che porta ormai (se queste tragiche notizie fossero confermate) a 20 le vittime del contingente italiano. Purtroppo solo questi tragici eventi hanno riacceso i riflettori dei nostri media e così si è potuto finalmente saper qualche cosa di più su quanto accade sul fronte afgano.A 8 anni (ottobre 2001) dall'intervento militare l’occupazione USA/NATO dell’Afghanistan sembra dover continuare ancora a lungo.La guerra del repubblicano Bush è diventata la guerra del democratico Obama.La resistenza all'occupazione si è rafforzata e - dopo le elezioni farsa del 20 agosto scorso - i vertici militari Usa e Nato chiedono più mezzi e truppe sia statunitensi che degli altri paesi alleati.
Nel parlamento italiano nessuna voce si alza contro la missione militare.
Il governo di centrodestra, in accordo con il centrosinistra, continua ad accrescere i finanziamenti (oltre 500 milioni di euro l'anno) e l'impegno bellico in Afghanistan.
Questo avviene mentre i sondaggi di opinione danno in continuo aumento la contrarietà degli italiani alla missione militare e nel contempo si tagliano risorse a scuola, sanità, previdenza, servizi e migliaia di lavoratori perdono lavoro e salario.
Ora le notizie drammatiche di questa mattina: è venuto il momento di dire basta.
La guerra imperialista si è dunque totalmente riaccesa. L’Italia, con i suoi morti e i suoi feriti ( che purtroppo crecono ancora ) e con l’immenso spostamento di fondi sia verso il riarmo, sia verso il rafforzamento degli impegni sui fronti di guerra che verso l’ampliamento delle basi USA e NATO nel nostro paese, ne è totalmente coinvolta.
Riemerge ora, in tutta la sua verità, la denuncia contro la guerra afghana che già dal 2001 ha portato avanti il movimento italiano contro la guerra. Esso – emarginato, inascoltato e in rotta di collisione con le politiche governative fino allo scontro avvenuto con il Governo Prodi – affermava che la guerra USA in Afghanistan non era affatto la risposta all’attacco alle Torri Gemelle. Era ben altro. Attraverso l’obiettivo dichiarato di catturare Bin Laden, Bush scatenava la vera guerra: quella per il controllo mondiale del petrolio e delle fonti primarie di energia.Nella fase del governo Prodi, il movimento ( con alla testa Alex Zanotelli, Gino Strada, le aree più avanzate del movimento operaio e sindacale – confederale e di base - , le donne, gli uomini, le ragazze e i ragazzi dello “spirito di Genova”) non venne ascoltato. Questo errore drammatico non solo ha prodotto una grave ed ancora aperta ferita tra movimenti , partiti comunisti e sinistra, ma ha avuto anche come conseguenza la “militarizzazione” della politica estera, lo sdoganamento della guerra come strumento delle relazioni internazionali, il dilagare del bellicismo e l’esplodere delle spese militari.

MANIFESTAZIONI SABATO 19 SETTEMBRE

NO ALL’INFORMAZIONE CON IL GUINZAGLIO

La Federazione Nazionale della Stampa ha indetto per il 19 settembre una manifestazione contro i tentativi del Governo di abolire il diritto inalienabile di ogni cittadino alla conoscenza, alla informazione completa e plurale e alla comunicazione, che per essere tale non può subire forma alcuna di bavaglio.
“Non sono d'accordo con te, ma darei la vita per consentirti di esprimere le tue idee.” Voltaire.

ROMA
PULLMAN DA CUNEO PER RAGGIUNGERE LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DELLA FNSI
costo 5 euro
Partenza Venerdì sera. Rientro Sabato notte.
INFO: 3343038810


CUNEO
PRESIDIO POMERIDIANO IN PIAZZA GALIMBERTI E INIZIATIVE PER LE VIE DEL CENTRO.
ore 17 Piazza Galimberti
Siete tutti invitati a partecipare e a spargere la voce
Per aiutare, proporre, domandare INFO:3295350325

“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.” Art. 21 della COSTITUZIONE ITALIANA

lunedì 14 settembre 2009

ROMA LADRONA!

ALLA FACCIA DI ROMA LADRONA!!


Renzo Bossi: incarico da 12.000 euro al mese


La lega, si sa, è sempre stata contraria all'odioso nepotismo di "Roma Ladrona" ed assolutamente estranea al clientelismo tipico della cara e vecchia Dc (e diciamo pure di ogni partito politico esistente).
Il partito del Carroccio, anche questo è risaputo, ha sempre fatto della coerenza la sua più gran virtù e, difatti, Calderoli si è subito precipitato a far la pace con la Chiesa; ribadendo le sue radici cristiane (il fatto che si fosse sposato con un paganissimo "rito celtico" è un trascurabile dettaglio). Umberto Bossi, da sempre un convinto anti-meridionalista, si è sposato invece una siciliana e, sempre lo stesso Senatùr, promotore dell'inferiorità culturale dei terroni, ha visto il figliolo Renzo bocciato per ben tre volte all'esame di maturità. Il monumento alla coerenza della predica, però, i bravi Leghisti lo hanno eretto solo qualche giorno fa; nominando proprio il piccolo e neo-diplomato Renzo Bossi membro di un "osservatorio" dell'Expo di Milano (che i più maliziosi considerano creato ad hoc per far guadagnare qualche soldino a "Bossino").
Non solo: il Senatùr ha pensato proprio a tutto e, per sistemare al meglio il suo ram(pollo), ha fatto in modo che, l'altro campione leghista di ottime prediche e pessimi razzolamenti Francesco Speroni, nominasse suo portaborse in Europa indovinate chi? Ma è semplice: Renzo Bossi.
Lo stipendio mensile di questo diplomato che è già "Team Manager" della Nazionale Padana sarà di "soli" 12.000 euro. Ma non scandalizzatevi, signori: non prendetevala se voi, poveri plurilaureati 30enni, dovete vivere con 1000 euro al mese e, questa "trota" (così lo definisce affettuosamente il papà) guadagnerà 12 volte di più. Del resto, chi parla di plateale ed intollerabile caso di nepotismo, non conosce il fulgido curriculum del preparatissimo Renzo Bossi.


Lo riassiumiamo di seguito per buona pace dei lettori.
-Bocciato tre volte all'esame di stato
-Team manager della Nazionale Padana
-Inventore e promotore di "Rimbalza il clandestino"
Insomma: 12.000 euro netti mensili strameritati.

RESIDIO DI PAESANA








Per tutti quelli che non hanno potuto esserci: una sola foto per non pesare troppo!
Un pomeriggio stupendo, un centinaio di persone disposte a contestare la Lega nel suo covo!
Molti giovani, musica, balli anche un breve corteo e tanti cori "razzisti" indirizzati a tutti quelli col fazzoletto verde: a dimostazione che "esserci è ancora possibile".
Oreste Delfino

martedì 8 settembre 2009

PRESIDIO A PAESANA VENERDI' 11 SETTEMBRE



Appello antirazzista:


le valli cuneesi rifiutino il razzismo



Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri (don Lorenzo Milani).

Il prossimo 11 settembre, sulle nostre montagne, la Lega Nord metterà in scena un rito inventato qualche anno fa che usa il Po per cercare di dimostrare che rappresenta le nostre terre e le nostre valli.

La Lega Nord è un partito razzista che:

· propone e sostiene la divisione dell’Italia (ricordate la Jugoslavia?)

· fa parte di un governo che ha peggiorato le condizioni di chi lavora, dei pensionati, distrugge la scuola pubblica, toglie risorse ai comuni di montagna, che attacca la libertà di stampa e di espressione, che partecipa a guerre in altri continenti

· che fa le campagne elettorali respingendo barche di disperati e disperate che scappano dalle guerre, mandandoli in Libia nei campi di concentramento (accordo Berlusconi- Gheddafi).

Le nostre valli hanno alle spalle una storia di grande autonomia rispetto ai poteri statali e religiosi, hanno combattuto, 60 anni fa, contro il fascismo e il nazismo, quei mostri che, con il razzismo, avevano distrutto l’Europa, hanno protetto centinaia di ebrei che fuggivano dalle persecuzioni.

Hanno conosciuto la fame e la miseria, quando uomini e donne le lasciavano per cercare lavoro in Francia o nelle Americhe ed erano oggetto di razzismo e discriminazione, hanno conosciuto e conoscono l’abbandono e l’emarginazione, frutto di scelte politiche ed economiche sbagliate, di scelte urbanistiche insensate e di rapina.

Le valli e la montagna non hanno inventato le frontiere i confini. La lingua occitana si parla nelle vallate italiane come nelle vallate francesi. Sopra Pian del re c’è il buco del viso che ci parla della comunicazione, del dialogo tra i popoli. Le divisioni non le abbiamo create ma le abbiamo subite quando insensati nazionalismi hanno portato la guerra e costretto i giovani ad uccidere e ad essere uccisi.

La cultura e la tradizione delle nostre valli rifiuta l’intolleranza, e il razzismo. La lotta partigiana ha segnato l’impegno di queste valli per costruire una terra libera per uomini e donne liberi; l’odio razziale e le barriere hanno portato alla guerra: noi vogliamo una società basata sulla giustizia sociale, sulla libertà, dove l’autodeterminazione dei popoli e la valorizzazione delle nostre culture e della nostra lingua non significhi odio e nazionalismo ma rispetto delle diversità.

Invitiamo, quindi, tutti gli uomini e le donne che credono in questi valori a partecipare

VENERDI’ 11 settembre, dalle ore 15 alle ore 19

Al presidio che si terrà

a PAESANA, piazza VITTORIO VENETO (di fronte alla PRO Loco)

Ognuno, ognuna porti strumenti musicali e prodotti tipici per una festa, popolare, antirazzista, per uomini e donne liberi in una terra libera.


I proponenti:

"Le primule rosse", collettivo donne della Sinistra di Cuneo,

Paolo Ferrero, segretario nazionale Rifondazione Comunista, Nello Fierro, Giovani Comunisti Cuneo, Sergio Dalmasso, Consigliere Regionale PRC del Piemonte, Fabio Panero, segretario provinciale e consigliere comunale a Cuneo di Rifondazione Comunista, Livio Marengo, segretario Rifondazione Comunista di Saluzzo.

Prime adesioni:


Emanuel Parracone (Sindaco di Valdieri),Ivan Di Giambattista, Norma Moszkowski, Diego Berra, Claudia Bottini, Alberto Collidà, Ignazio Fino, Anna Voena, Dini Franco, Mario Monaco, Gabriella Barberis Germano Modena, Alice Conforti ,Paolo Gay, Barbara Brunetto, Nicola Mattei, Luca Dalmasso, Armando Petrini, Elisabeth Garneri, Cristina Frongia, Patrizia Barello, Alberto Deambrogio ,Walter Franco,Renzo David,Marilena Pagliasso,Ezio Zubbini, Pinuccia Cane, Danilo Giusti,Gigi Garelli, Oresta Delfino, Marco Gattinoni, Barge Michele Sirchia, Josetta Saffirio, Fabia Bessone, Giancarlo Murino, Gianfranco (Paco) Conforti, Fabrizio Ascheri, Elisa Gondolo, Centro-Lista Civica di Cuneo, Costanza Lerda, Ezio Bertaina, Giovanna Cassarà, Lella Graziano, Giuseppe Sarno, Luciana Fossati, Claudio Borgna, Enrico Cabutto, Paolo Contini, Sergio Parola, Elena Cometti, Armando Vanotto,

Emanuel Parracone (Sindaco di Valdieri),Ivan Di Giambattista, Norma Moszkowski, Diego Berra, Claudia Bottini, Alberto Collidà, Ignazio Fino, Anna Voena, Dini Franco, Mario Monaco, Gabriella Barberis Germano Modena, Alice Conforti ,Paolo Gay, Barbara Brunetto, Nicola Mattei, Luca Dalmasso, Armando Petrini, Elisabeth Garneri, Cristina Frongia, Patrizia Barello, Alberto Deambrogio ,Walter Franco,Renzo David,Marilena Pagliasso,Ezio Zubbini, Pinuccia Cane, Danilo Giusti,Gigi Garelli, Oresta Delfino, Marco Gattinoni, Barge Michele Sirchia, Josetta Saffirio, Fabia Bessone, Giancarlo Murino, Gianfranco (Paco) Conforti, Fabrizio Ascheri, Elisa Gondolo, Centro-Lista Civica di Cuneo, Costanza Lerda, Ezio Bertaina, Giovanna Cassarà, Lella Graziano, Giuseppe Sarno, Luciana Fossati, Claudio Borgna, Enrico Cabutto, Paolo Contini, Sergio Parola, Elena Cometti, Armando Vanotto, Elisabetta Prezia, Raffaele Gaeta, Simone Hardt.

lunedì 7 settembre 2009

Il Cuore nero del bravo Borghezio

di Saverio Ferrari
www.osservatoriodemocratico.org


Mario Borghezio è atteso per oggi a Milano. Motivo: un convegno dal titolo "Che razza di scuola sarà" nella sede di Cuore nero, in via Pareto 14. Con lui anche Davide Di Stefano, il responsabile nazionale del Blocco studentesco.
Le simpatie dell'europarlamentare della Lega per l'estrema destra sono arcinote. Non solo per via dei suoi trascorsi in Ordine nuovo. Fu anche arrestato il 12 luglio 1976 a Ventimiglia, sorpreso a trasportare volantini inneggianti all'assassinio del magistrato Vittorio Occorsio, freddato a Roma solo due giorni prima da una sventagliata di mitra proprio da un nucleo di On capitanato da Pierluigi Concutelli. Occorsio era il giudice che aveva avviato il procedimento giudiziario per ricostituzione del partito fascista nei confronti del gruppo che, a seguito del processo, nel novembre 1973, venne sciolto.
Più recentemente Mario Borghezio, nel 2002, tra luglio e settembre, prima partecipò a un paio di convegni di Forza nuova contro l'Islam e l'antifascismo, definito «maschera e arma di comunismo e poteri forti», poi tra ottobre e novembre si rese protagonista di un giro di comizi con la formazione di Roberto Fiore toccando importanti città italiane, tra le altre, Milano, in piazza del Duomo, titolo della manifestazione "Orgoglio Padano, orgoglio Cristiano", e Roma, in piazza S.S. Apostoli, raduno celebratosi con il segretario nazionale di Fn in persona e conclusosi con tanto di saluti romani, costringendo la stessa Digos ad avviare un'indagine.
Un sodalizio così stretto, quello tra Borghezio e Roberto Fiore, al punto che qualcuno pensò si stesse lavorando a un'alleanza organica. Ma poi, dopo il viaggio a Gerusalemme di Gianfranco Fini, presidente di An, nel novembre 2003, che originò la famosa dichiarazione sul fascismo come "male assoluto", venne anche lo strappo di Alessandra Mussolini che dette vita a quel cartello elettorale con Forza nuova, la Fiamma tricolore ed il Fronte sociale nazionale, che di lì a poco assunse la denominazione di Alternativa sociale. I rapporti si allentarono. Eppure Mario Borghezio, dal canto suo, ce l'aveva messa davvero tutta. Presidente dei cosiddetti Volontari verdi, guidati da tal Max Bastoni, ex missino, noto per l'inqualificabile slogan razzista "Bastoni agli immigrati", aveva propagandato tramite il sito dell'associazione i testi sul "sangue e la razza" di Julius Evola e Franco Freda come «letture consigliabili». Si era anche adoperato affinché venisse adottato all'interno degli stessi Volontari il "Trifos" o "Triskel", una sorta di svastica a tre gambe, già utilizzata dalle Waffen-Ss belghe e in seguito, a livello internazionale, anche da diversi gruppi neonazisti in Europa e in Sud Africa.
Ora ci riprova. Il richiamo deve essere irresistibile. I camerati di Cuore nero sono per altro da tempo in difficoltà, sia a causa di una consistente fuoriuscita di militanti nei mesi scorsi (passata dai media sotto silenzio) transitati direttamente al Popolo delle libertà, sia per lo scarsissimo seguito nelle scuole milanesi ottenuto dal Blocco studentesco. L'aiuto di Borghezio non poteva mancare. D'altronde, solo nel marzo di quest'anno il nostro aveva avuto l'onore di essere inserito in un'inchiesta, trasmessa da Canal Plus in Francia, dedicata all'estrema destra in Europa. Nelle immagini in questione è possibile vedere, ma soprattutto sentire Borghezio, ospite del movimento francese Nissa Rebela, il cui leader Philippe Vardon è già stato condannato Oltralpe per islamofobia e ricostituzione del partito fascista. Non accortosi di come le telecamere lo stessero ancora seguendo e registrando consigliava: «Occorre insistere molto sul lato regionalista del movimento. È un buon modo per non essere considerati immediatamente fascisti nostalgici, bensì come una nuova forza regionalista, cattolica eccetera eccetera… ma dietro tutto ciò, siamo sempre gli stessi». Mai avuto dubbi in proposito.

da Liberazione (www.liberazione.it)
05/09/2009

sabato 5 settembre 2009

Statalisti, centralisti e patriottici: contro la Lega nessuna esitazione

Dietro sciocchezze e proposte che fanno sorridere c'è invece il disegno di spaccare un'Italia sull'orlo della balcanizzazione
Angelo d'Orsi

Le ultime dichiarazioni di leaders leghisti/nordisti stanno animando la vita pubblica, un po' ottenebrata sotto il caldo sole d'agosto. Il rischio, oltre al disinteresse estivo per la politica, è quello solito, di guardare a quanto giunge dal partito che ha usurpato il glorioso simbolo del Carroccio, come alle sparate degli ubriachi di mezzanotte, o come alle chiacchiere dei cacciatori che al bar raccontano balle sulle loro performances in doppietta.
Da tempo, in realtà, dietro le provocazioni di Bossi, Calderoli, Maroni & Co., affiora un disegno, che, come ha ricordato il vecchio saggio Carlo Azeglio Ciampi, è semplicemente quello della dis-unità d'Italia. A cominciare dal federalismo, come lo propone, anzi lo impone ai recalcitranti alleati, la Lega Nord (è ora di smettere di parlare semplicemente di "Lega", nome nobile per cose nobili: si pensi alle leghe contadine alle origini del movimento socialista italiano: bisogna aggiungere quella specificazione regionale, cosa a cui del resto gli
adepti tengono più di tutto. Nordisti, bisogna chiamarli, piuttosto!). Il federalismo nasce, di regola, come un prodotto di federazione, appunto, ossia di unione tra entità locali, non nasce, come finge di intenderlo Bossi, come uno strumento di frammentazione. Ci si federa, insomma, tra entità che sono distinte, per difendersi meglio, per produrre maggior reddito e dunque benessere per tutti; non si crea, invece, la federazione da una entità unica, per spezzettamento della stessa. Dunque, il federalismo, a cui colpevolmente la quasi totalità dello schieramento politico nazionale si piegò, facendo una specie di gara a chi per prima lo aveva proposto, è una proposta sbagliata e perversa. Antinazionale. E, necessariamente, posticcia, e antieconomica. Perché non lo si dice, a chiare lettere? Perché non si oppone un necessario statalismo, a questa sciagurata versione del "federalismo"?
Acquiescenti, in larga parte, verso il federalismo antiunitario, politici e opinionisti ora sorridono davanti alle ultime boutades dei signor Nessuno della Lega Nord, (ir)resistibilmente ascesi a sogli ministeriali o di guide parlamentari. E non si rendono conto che dietro le trovate caserecce, e non di rado pecorecce delle "camicie verdi" c'è la teorizzazione di un Paese egoista e menefreghista, un Paese dove la gente "si fa i fatti suoi", dove le tasse è meglio non pagarle e se proprio si debbono pagare, bisogna che vengano non redistribuite a tutti i cittadini, sotto forma di servizi di cui si avvantaggino in primo luogo i meno abbienti, i più disagiati; no, devono essere "restituite" a chi le paga, nel territorio dove egli le versa. Una concezione del fisco che farebbe rabbrividire un qualsiasi economista liberale. Ma perché gli economisti liberali, o i liberali economisti e non, tacciono? O la mettono sul ridere? Dietro la proposta del test dialettale, o di conoscenza della storia locale, o della introduzione dell'insegnamento e dello studio del dialetto (pardon: degli "idiomi locali"), dietro il grottesco attacco all'Inno di Mameli e dietro le sciocchezze sulle bandiere regionali (con altrettanti inni!), dietro le feste padane, dietro le gare sportive o i concorsi per Miss questo e Miss quello, all'insegna della stessa pseudo-nazione padana, c'è il progetto di spaccare l'Italia.
E' un'idea poco originale, altre volte presentatasi nella storia. Si pensi alla secessione del Katanga, nei primi anni Sessanta del ‘900, che provocò una guerra e molti lutti: era la zona più ricca, per via delle miniere diamantifere, del Congo. E sotto sollecitazione esterna (compagnie franco-belghe dei diamanti), si arrivò a creare un effimero Stato indipendente. Fu proprio in quella vicenda che il primo ministro della neonata Repubblica democratica del Congo, Patrice Lumumba, liberamente eletto, fu rapito e ucciso (per ordine diretto di Eishenower, si è scoperto ora). La secessione aveva un chiaro significato economico, di riduzione dei beneficiari della ricchezza, come si sta tentando ora in Bolivia, sempre su sollecitazioni di multinazionali; e di controllo sulle sue fonti. Ma ogni secessione è miope, in realtà; riducendo i beneficiari della ricchezza prodotta in loco, si riduce anche il mercato. Se il Nord abbandona "la zavorra" del Sud, come andranno le sue esportazioni? Come andrà il turismo? Scacciati gli insegnanti e gli impiegati meridionali, come funzioneranno scuole e burocrazia? E così via.
A differenza del Katanga, che fu una mossa improvvisa e di tipo militare - un golpe, insomma - i nostri nordisti stanno preparando il terreno, passo dopo passo. I loro ballon d'essai , lasciati passare, magari tra un sorriso e un gesto di fastidio, poco alla volta, creano senso comune. E prima o poi, ci troveremo balcanizzati. Perché alla secessione del ricco Nord, come risponderà, che so?, la Toscana? Dove andrà? Con la Padania? O con la "Repubblica del Mezzogiorno"? Insomma, è il caso di prenderli sul serio, i nordisti. E di dare battaglia, fin da ora. Sull'inno, sul tricolore, sui dialetti. E rimetter in discussione un federalismo spurio e pericoloso. E se si tratta di lottare contro costoro, e i loro disegni politici, non dovremo avere paura di passare per statalisti e centralisti, persino patriottici. Contro la pseudo-nazione "padana", rilanciamo i valori italiani, che stanno, tutti, nello straordinario crogiuolo che storia e geografia hanno disegnato, dandoci Napoli e Trieste, gli Appennini e le Alpi, il Po e il Tevere, Dante e Giordano Bruno, Garibaldi e Cavour, Porta Pia e Don Milani. E oggi si aggiungono nuove ricchezze umane dal Sud e dall'Est del mondo, contro cui, non a caso, proprio i leghisti/nordisti sbraitano, con la stessa colpevole ignoranza e lo stesso disinvolto cinismo con cui procedono verso la tentata dis-unità d'Italia. No pasaran!

da Liberazione
18/08/2009

venerdì 4 settembre 2009

GRUPPO DI ACQUISTO POPOLARE

IL G.A.P. DI CUNEO RADDOPPIA!
Domani sabato 5 settembre dalle 9 alle 12 come tutti i sabati il Gruppo di Acquisto Popolare di Cuneo sarà in piazza per distribuire il pane ad un euro ai suoi associati (ormai oltre 400).
La novità è che domani in via sperimentale i punti di distribuzione saranno due: oltre al solito in piazza Galimberti angolo via Roma, se la partecipazione sarà folta come gli scorsi sabati, si predisporrà anche un secondo punto di distribuzione in piazza Europa, sempre dalle 9 alle 12. Con l'occasione verrà anche disrtibuito materale informativo sui Gruppi di Acquisto Popolare

giovedì 3 settembre 2009

LIBERTA' DI INFORMAZIONE


Berlusconi e l'informazione? E' sempre lo stesso, quello della Loggia P2
giovedì 03 settembre 2009



di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc.

Prima, la querela al gruppo Repubblica-L’Espresso, “colpevole” di avergli posto dieci domande dieci sulla moralità dei suoi comportamenti privati e pubblici, che devono poter essere sottoposti al giudizio del pubblico. Poi, quella all’Unità, e ai suoi giornalisti, “colpevoli” sempre dello stesso, unico, “delitto”, lesa maestà. E cioè di voler indagare e chiedere conto, al premier, non tanto dei suoi vizi privati, quanto della sua assoluta mancanza di pubbliche virtù. Nel mezzo, la campagna denigratoria, volgare e offensiva condotta dal suo “Giornale” di famiglia - dove ha richiamato in servizio quel Vittorio Feltri che ha dato il peggio di sé, in questi anni, dirigendo Libero – contro il direttore di Avvenire Dino Boffo. Accusato di ogni nefandezza, Boffo, solo con l’obiettivo, neanche mascherato, di “rimettere in riga” quella Chiesa cattolica che ha osato, in questi mesi, prendere posizioni non sempre (o, almeno, non tutte) favorevoli al governo, dal dl sicurezza ai diritti di profughi e migranti.

Non è una novità e, direbbero i giornalisti, forse neppure “una notizia”. Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha, ed ha sempre avuto, una concezione tutta particolare, e cioè “proprietaria” nel senso classico e peggiore, dell’informazione. Per il premier, i media o sono suoi o non devono disturbare il manovratore. Senza voler risalire alla notte dei tempi, e cioè all’origine del suo impero mediatico (la Fininvest e, poi, Mediaset) e dunque delle sue fortune, basti ricordare che Berlusconi era un membro affiliato della Loggia massonica segreta P2 di Licio Gelli, loggia che puntava a sovvertire l’ordinamento costituzionale anche (o, forse, soprattutto) attraverso il controllo occhiuto e golpista di giornali e Rai-tv.
E il Berlusconi della Loggia P2 è lo stesso Berlusconi che, quando l’allora già “Cavaliere nero” stava per accingersi a scendere in politica, la prima cosa che fa è “mettere in riga” i giornali (e le tv, ovvio) in suo possesso. Possesso, peraltro, già allora in “flagranza di reato”, visto che violava le norme della legislazione antitrust. E’ lo stesso Berlusconi che licenzio, dalla sera alla mattina, un giornalista e uno scrittore apertamente di destra ma dalla specchiata indipendenza e libertà come Indro Montanelli.
Ed è lo stesso Berlusconi che, tornato al potere per la seconda volta, nel quinquennio 2001-2006, una delle prime cose che fa è il famigerato ‘editto bulgaro’ (in quanto lanciato da Sofia, capitale della Bulgaria, peraltro durante una visita di Stato!) contro Enzo Biagi e il suo “Fatto”, Michele Santoro e il suo “Anno Zero” e, persino, contro il comico e show-man Daniele Luttazzi. Oggi, tornato nuovamente al potere, Berlusconi non ci ha messo molto per ripercorre la strada a lui più congeniale. Quella dell’intimidazione, dell’indebita pressione e del ricatto puro e semplice. Occupata, manu militari, la Rai attraverso il controllo del suo pacchetto azionario, Commissione di Vigilanza e cda Rai, nonostante i due presidenti siano due personalità autonome come Sergio Zavoli e Paolo Garimberti, la prima mossa del governo è stata quella di porre il servizio pubblico sotto occhiuta e odiosa tutela. La campagna elettorale alle Europee, che non ha solo “cancellato” la presenza della nostra lista comunista e anti-capitalista da tutti i tg e dai principali talk-show ma che mirava, anche se vi è riuscita solo in parte, a sopprimere ogni voce politica indipendente e autonoma, ne è stato l’esempio più eclatante. Poi, con le nomine fatta dal nuovo cda Rai, tutto di fedele e stretta osservanza berlusconiana, con qualche spruzzatina di An, mentre l’opposizione era confinata nel ‘recinto’ Tg3, siamo arrivati alla “normalizzazione”, alla “democratura”, cioè al regime. Un regime che non sopporta stecche né voci fuori dal coro, come dimostra in modo lampante il Tg1. Un telegiornale che, pur forte di riconosciute e storiche professionalità, è stato ridotto a farsi megafono del premier, sfiorando spesso il ridicolo. Come nelle ultime settimane, quando i palesi e giganteschi conflitti tra il governo e la Chiesa sugli sbarchi dei clandestini, i casi “Papi” e D’Addario, per non dire di tutte le conflittualità sociali scoppiate nel Paese contro il mordere della crisi ma anche contro la gestione al ribasso e ‘minimal’ che ne fa il governo, sono stati derubricati a piccoli ‘incidenti’, storie di nessuna importanza. Ormai, il Tg1 è una nuova ‘Eiar’ rediviva, una sorta di moderno cinegiornale Luce. Resta il Tg3, appunto, ma dove si vive sotto costante e continua minaccia.
Cosa dobbiamo aspettarci, ancora? Le minacce dirette, a livello fisico, dei giornalisti che ancora osano porre domande scomode, al premier?! Speriamo di no né certo non ce lo auguriamo ma l’emergenza democratica, oggi in Italia, ha un solo nome, ‘emergenza informazione’. Ecco perché abbiamo deciso da subito, come Rifondazione comunista, di aderire all’appello promosso dall’associazione di giornalisti “Articolo 21”, associazione – e sito omonimo (www.articolo21.info) già meritoria per mille motivi, a partire dalla campagna giustamente rigorosa e costante che svolge su un dato altamente drammatico, le morti sul lavoro. Ecco perché, nel pieno rispetto della libertà di tutti gli organi d’informazione, di tutti i giornalisti italiani e del loro autonomo e libero sindacato, la Fnsi, saremo al loro fianco, sabato prossimo 19 settembre, in questa battaglia fondamentale, decisiva fatta per avere un’informazione veramente libera.
Al premier Berlusconi, quel giorno, diremo, con tutto il fiato che abbiamo in gola, una frase molto semplice. Quella che è diventata un’icona, per ogni giornalista e che viene pronunciata da Humprey Bogart in un film degli anni Trenta, L’ultima minaccia. Film dove il personaggio-giornalista Bogart fa sentire il rumore delle rotative del giornale in stampa al padrone che cerca di mettere le “mani sulla città” e controllare tutti i giornali, e gli urla: .

martedì 1 settembre 2009

LIBERTA' DI INFORMAZIONE


FERRERO, PRC: LIBERTA' D'INFORMAZIONE, PRC ADERISCE A CAMPAGNA E MOBILITAZIONE PROMOSSA DA ARTICOLO 21.
LIBERTA' D'INFORMAZIONE E' IN GRAVE PERICOLO PER COLPA MANIFESTA DI BERLUSCONI. URGENTE OPPORSI SUBITO.



La mobilitazione dell'associazione "Articolo 21" in nome della libertà di manifestazione ed espressione del pensiero, come prevede la Costituzionae italiana e come invece mette seriamente in pericolo il governo Berlusconi, è giusta, doverosa e, aggiungerei, sacrosanta.

Ecco perché, in qualità di segretario del Partito della Rifondazione comunista e a nome di tutto il mio partito, ci tengo particolarmente a rendere noto agli organi d'informazione che il Prc aderisce con forza e convinzione alla mobilitazione e alla manifestazione che promuoverà, nella sua piena autonomia di libera associazione di giornalisti, l'associazione "Articolo 21", che già svolge - e da anni - un ruolo meritorio e indispensabile sia in merito alla difesa della libertà di stampa che di sensibilizzazione sun un argomento drammatico e spesso taciuto, dall'informazione, quello delle "morti bianche".

Come peraltro ha ben scritto il giornalista Edmondo Berselli, nel suo editoriale pubblicato ieri sul quotidiano La Repubblica, giornale che sta subendo un attacco vile e indegno proprio da parte di un premier che peraltro non si tira indietro neanche quando deve 'sollecitare' i giornali di famiglia nel cercare di intimidire persino il giornale della Cei Avvenire, attraverso la vergognosa e disgustosa campagna diffamatoria che sta consumando ai danni del direttore Dino Boffo, il punto centrale del problema sta nel vero e proprio scandalo rappresentato dal premier Berlusconi. Scandalo ormai deflagrato a livello internazionale, come sanno e scrivono tutti i giornali stranieri più influenti e autorevoli, e diventato, oggi, un problema di libertà, oltre ad evidenziare un sostanziale 'conformismo silente'
dei giornali italiani. Gli attacchi a Repubblica, le menzogne del 'Giornale' contro il direttore dell'Avvenire, l'intimidazione alla stampa europea non sono aggressioni episodiche e schizofreniche ma i connotati di una strategia inquietante di prosciugamento dei principi costituzionali.
E puntano a instaurare, in Italia, quel "Sultanato", per dirla con il costituzionalista Giovanni Sartori, che non potendo formalmente cancellare i nostri ordinamenti giuridici li svuota, li sovverte.

Il bersaglio oggi è l'articolo 21 della Costituzione. Ecco perché dobbiamo scendere in piazza per difenderlo. Rifondazione c'è e ci sarà.
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