sabato 28 febbraio 2009

Agnoletto di ritorno dalla Palestina





Hamas e Fatah lavorano all'intesa. Tocca all'Europa dare un segnale


Una delegazione di parlamentari europei ha visitato pochi giorni fa Gaza e Israele. Tra i delegati Luisa Morgantini vicepresidente del Parlamento europeo e Vittorio Agnoletto che ci racconta i contenuti della visita.



Mentre parliamo è in corso la Conferenza dei donatori per la ricostruzione di Gaza. Non partecipano i prinicipali attori, e cioè Hamas ed Israele. Lo stesso Mustafà Barghuti si dice preoccupato e teme che l'Anp si trasformi in un sottoagente di Israele. Che opinione vi siete fatti sulla situazione politica nell'area?

Abbiamo incontrato Mustafà Barghuti tre giorni fa che si è detto ottimista su un possibile accordo tra Hamas e Fatah. Accordo che non si limiterebbe solo alla gestione degli aiuti e che si baserebbe su alcuni punti precisi: stop agli attacchi mediatici tra le due parti; stop agli imprigionamenti politici sia a Gaza che nella Striscia; formazione di 5 comitati ai quali partecipano tutti i 14 partiti palestinesi.

Quali sarebbero i compiti di questi comitati?

Lavorare alla stesura di un programma politico per un governo di unità nazionale. Preparare una riforma delle forze di sicurezza nazionale con l'abolizione delle singole frange, quindi la creazione di un apparato nazionale. Un terzo comitato dovrebbe occuparsi della riforma dell'Olp, che ancora oggi rappresenta il 50% di tutte le forze palelstinesi, per arrivare ad una rappresentanza unitaria quindi con l'inclusione anche di Hamas. Una 4° commissione che lavorerà alle future elezioni, amministrative e presidenziali, da tenersi non prima del 5 gennaio 2010. E infine un commitato di riconciliazione con l'obbiettivo di evitare futuri scontri tra palestinesi.

Quanto di tutto questo ha la possibiltà di realizzarsi, in breve quali sono le reali prospettive di questo accordo?

Diciamo che oltre all'ottimismo di Barghuti abbiamo registrato importanti impegni da parte dei vari soggetti interessati. Infatti ai nostri dubbi se tutte queste promesse fossero solo mirate alla gestione degli aiuti, sia i parlamentari dell'assemblea legislativa palestinese, sia di Ramallah che di Gaza, che il primo ministro paestinese Salam Fajjad ci hanno risposto No. Ammettono che siamo difronte ad un momento storico e che non ci sono molte alternative. Soprattutto se si prende in considerazione il risultato delle elezioni in Israele che ha sfornato un governo che va ancora di più a destra.

Ma è lo stesso sentire della popolazione paestinese, quali sono gli umori che avete registrato?

In tutta la Palestina, da Gaza a Ramallah, la questione della riconciliazione tra palestinesi è considerata prioritaria.Ha in qualche modo influito su questa spinta alla riconciliazione l'elezione di Obama?Il nodo di questa riconciliazione sta in due aspetti fondalmentali: innanzitutto nella volontà palestinese di cui abbiamo parlato e che passa attraverso i due punti cardine che sono il rilascio dei prigionieri e la riforma delle forze di sicurezza; il secondo punto è banalmente ma di importanza essenziale il comprtamento che avrà la Comunità europea.

Cosa intendi?

Guarda, nella nostra delegazione c'erano rappresentati di tutti e 5 i gruppi politici presenti nel parlamento europeo, dai popolari ai socialisti, dal Gue-Verdi alla destra: tutti eravamo concordi che l'attaggiamento dell'Unione europea è stato tra i responsabili di quanto è accaduto. Due gli errori commessi. Il primo: i palestinesi ci avevano detto che non erano in grado di votare nel 2006, ma l'Europa spinse perchè si tenessero in quella data. Hamas vince. A quel punto l'Unione si rifiutà di riconoscere il governo nato da quelle elezione e sospende gli aiuti diretti. Quando poi nel 2007 quando c'è il tentativo di unità nazionale, l'Europa ripete l'errore: riceve i ministri di Fatah e non quelli di Hamas. In pratico impone elezioni che poi si rifiuta di riconoscere, poi non fa nulla per accompagnare il tentativo di unità nazionale.

Adesso tutti guardano a cosa farà l'Europa. E cosa potrebbe fare l'Europa per accompagnare questo nuovo processo?

Si sa che c'è una pressione forte da parte di Solana (ministro esteri Ue) che ci è stata confermata da Salam Fajjad, ma di cui abbiamo altre conferme, che spinge per una maggiornaza di unità nazionale, che darebbe poi vita ad un governo di 25 tecnici. Quindi senza appartenenza politica. In pratica Solana è alla ricerca di un escamotage per appoggiare questo governo senza dover riconoscere un ruolo politico diretto ad Hamas, ad esempio non essere costretto a riceverli come ministri.

Come sempre siamo di fronte ad un richiesta, a dir poco ademocartica...

Infatti, ora spetterà alle forze politiche palestinesi. Nell'accordo a cui stanno lavorando si prevede un governo unitario, quale forma questo prenderà spetta a loro. Questa è la posizione di tutta la delegazione europea, fondata sulla autodeterminazione. Poi starà all'Europa decidere se accompagnare questo processo in modo democratico, appoggiando ad esempio un tipo di decisioni già assunte dall'assemblea europea o sottostare ancora una volta ai diktat Usa e di Israele che al momento continuano ad inserire Hamas tra i gruppi terroristici.

(Da Liberazione)


venerdì 27 febbraio 2009

1919 - 2 Marzo 2009: 90° anniversario del Primo Congresso Internazionale Comunista.

I bolscevichi stavano dimostrando che erano i veri eredi dei rivoluzionari socialisti del diciannovesimo secolo.

Marx ed Engels avevano capito che la lotta per il socialismo era sinonimo di lotta internazionale, perché l’economia mondiale modella al capitalismo le economie nazionali.

In quel Congresso Lenin impose la necessità di stabilire dei ponti verso alle masse, evitando però, sia le tattiche opportunistiche come settarie.

Di conseguenza si costituirono in tutto il mondo i Partiti Comunisti che incominciarono a crescere e trasformarsi in una forza dominante dei movimenti operai.


A cura di Ines Cainer



venerdì 20 febbraio 2009

Lettera al blog

Sardegna-Dimissioni diVeltroni-Il popolo italiano e le cacche dei cani.

di Michele Sirchia


Il colore viola è in segno di lutto: lutto per quello che stiamo vivendo, lutto per tutti quei poveri cristi sui quali ricade il peso del qualunquismo, del populismo, della corruzione, della discriminazione e la fine della speranza in una giustizia sociale ed economica .Almeno per adesso.

Eh, si, nulla può' andare sempre in un'unica direzione e noi comunisti possiamo accelerare il processo del cambiamento. Si dice in oriente che quando il sole è allo zenith, quello è esattamente il momento in cui esso comincia a tramontare. Questa destra adesso è allo zenith . Certo noi non abbiamo un Obama e penso che non potremo mai averlo. Non il nostro popolo! Non lo vuole e non lo merita.

La parola rinnovamento non fa parte, per adesso, del nostro vocabolario. Ma qualcuno in questo Paese sa ancora cosa sono i vocabolari?ci sono nel Grande Fratello o nell'Isola dei Famosi?

Anche se gli italiani faranno fatica ad aprire gli occhi (e faranno molta fatica), qualcuno, tanto da fare cambiare un pochino le cose, c'è e lo farà. Non oso però analizzare, fare pronostici.

Da noi la cultura democratica e l'onestà non sono radicate e, per quanto mi duole dirlo, la Resistenza ed i suoi valori sono stati più celebrati e riconosciuti da certi addetti ai lavori che dalla gente comune.

Purtroppo da noi non c'è il rispetto della cosa pubblica, non si sa minimamente cos'è lo stato di diritto e vige l'arte dell'arrangiarsi e della furbizia. Ma spesso mi sono chiesto: perché si dice che l'Italia è un paese di furbi? forse perché la furbizia ha a che fare col fregare? Furbizia è dare il proprio voto a chi ci garantisce che potremo usufruire delle strade, delle scuole, degli ospedali, senza pagare una lira di tasse?

Questa non è furbizia nel senso ristretto del termine; ci può' essere il furbo onesto ed il furbo disonesto. Questa è furbizia disonesta!

Quanti italiani (e qui vengo alle cacche dei cani) pensano che bisogna fare quello che si vuole perché cosi' tutti fanno? La stragrande maggioranza. Questo scadimento morale fa paura. Una paura che ti fa tanto male dentro, come un forte senso d'impotenza, come quando sei chiuso dentro una situazione di tortura dalla quale non puoi scappare! Scadimento morale pilotato dall'alto. Lavaggio del cervello pilotato dall'alto. Tutto ciò' mai l'avremmo immaginato, neanche quando c'era al potere la vecchia DC!

Tradimento del Vangelo dalla stessa Chiesa che dovrebbe difenderlo e diffonderlo a tutti i costi ma che invece è più interessata a difendere i privilegi e gli scambi di favori con questa destra che di destra europea (per quanto disdicevole sia) non ha proprio nulla: è peggio, molto peggio di questa destra europea!

La condizione laica dello stato è in pericolo, è in tremendo pericolo e, da non credente quale sono, fremo tuttavia per tutti quei credenti che vedono stravolgere il messaggio rivoluzionario del Cristo. Un Cristo sempre in movimento e perfino dissacrante purché si possa amare l'uomo fino in fondo ed una chiesa invece arroccata al potere, “sepolcro imbiancato,” dedita a difendere astratti principi e contorti pensieri pur di non aprire gli occhi e guardare dov'è la vera sofferenza e quali sono le cause della sofferenza.

L'altro giorno,quindi, portando a spasso il mio cane perché facesse i suoi bisognini, vedo un omaccione grosso grosso con un cagnone grosso grosso (che fa le cacche grosse grosse , tanto per intenderci ) e che fa davanti a me l'ennesima grossa cacca che il suo grosso padrone lascia li, sul passaggio pedonale dei giardini vicino al Viale Angeli dalla parte delle vecchie serre. Gli dico con gentilezza che io avevo un sacchetto in più e che potevo darglielo per la raccolta del “prezioso” materiale. Lui mi risponde, invero sorridendo (sa sorridere!) che ci pensa la neve! Gli dico che la neve non risolve il problema ma lui, forte e rassicurato dalla “neve” (leggi : “finchè non mi fanno la multa va bene cosi'!”), va avanti per la sua strada lasciando l'ennesima cacca sul posto. Beh, la neve ci ha pensato davvero a tutte le altre cacche: le ha mummificate! Sono tantissime e tutte in fila o in cerchio a testimoniare la sua fiducia nella neve e nel suo credo di continuare a fare cio' che vuole. Ce ne sono dappertutto:sulla neve e dove la neve si è sciolta. Ecco, questo, purtroppo è l'italiano medio,furbo, che sia di destra o di sinistra.

Soru ha perso in Sardegna. E'un uomo che riscuoteva comunque la mia simpatia; tradito dal suo stesso partito, lo stesso partito che ha mantenuto e continua a mantenere al loro posto la Rosa Russo Jervolino e Bassolino e che ha fatto la guerra alla sinistra vera. Dio, come si è ridotto questo mondo...italiano!

Veltroni si è dimesso. Ben vengano le sue dimissioni ! Ci salveranno queste dimissioni? (grassa risata). Non ci salverà neanche Grillo. Benigni? Che ce ne siano tanti come lui: è stato splendido in televisione ieri alla prima serata di Sanremo.

Qualcosa, quindi, capiterà. Soltanto non bisogna fermarsi, non bisogna smettere di parlare, di agire. Fino a che questa classe politica e la sinistra-sinistra non si accorgeranno del fenomeno comunicativo dell'innominato e dei suoi accoliti, noi resteremo infinocchiati ed invischiati nel nostro buonismo e nelle credenza delle nostre buone intenzioni, che nulla hanno a che fare, credetemi col fatto che la giustizia trionfa sempre. Ma chi lo ha detto la prima volta, ci crede per davvero che la giustizia alla fine vince? Tuttavia, tuttavia, qualche volta la giustizia trionfa, poche volte in verità! Insomma si continua a combattere ad armi impari.

Allora, se qualcuno ci vuole rassegnati beh, rispondiamo: "no,no,no, signori, noi non ci stiamo".Compagni, per quel poco che conosco dell'inconscio personale e dell'inconscio collettivo,mi vien da dire che non dobbiamo aspettarci il “mea culpa” di elettori pentiti della destra (che magari sono anche vecchi nostri compagni). Quegli elettori, ormai scontenti e mazziati, diranno al massimo, d'essere stati imbrogliati Diranno che loro non c'entrano nulla! Al massimo diranno nel pieno della loro "produttiva intelligenza" che tanto i politici sono tutti eguali. Beh, tutti i torti non li hanno, in effetti. Ma la differenza tra noi e loro è che noi andiamo oltre nel ragionamento e non ci arrendiamo nella nostra azione, come è nella cultura e nella prassi del nostro partito e degli altri movimenti autenticamente di sinistra ed autenticamente libertari. Perché? Perché crediamo nella Costituzione, nella Resistenza e in una società più giusta che tenga conto delle disparità economiche, dei rapporti di produzione,della condizione degli Ultimi, dell'identità sessuale e del diritto alla salute e al tempo libero e comunque nel riconoscimento dei diritti civili di ognuno di noi.

Si continuerà a dire di noi che siamo estremisti e ci resterà l'amarezza di non ricevere neanche un grazie. Cosi' è, ma è necessario aspettarcelo! e quindi , essere preparati perché non dobbiamo farci prendere dalla rassegnazione e dal senso di inutilità delle nostre azioni. Mi piace molto quell'affermazione (non so da dove è tratta) che dice che il battito di ali di una farfalla in Australia, avrà' influenze sul clima qui da noi (ed aggiungo io, anche sul nostro umore).Continuiamo a battere le nostre fragili ali! Ne va anche della nostra dignità. Anche se altri l'hanno persa e non gliene frega nulla!

Noi dobbiamo essere (e lo siamo) attivi nonostante tutto, e sono orgoglioso per tutti quei compagni che fanno molto, molto più di me per rendere presente il nostro impegno comunista ed un po' di speranza, con risultati che ci saranno di sicuro ma che forse non potremo riconoscere come tali o neanche vedere perché troppo in là nel tempo.

Viviamo, ahimè, In una società dove vige solo l'apparenza con tutti i conseguenti disastri psicologici, lfrutto di un narcisismo imposto culturalmente e politicamente e sempre piu' imperante, i cui tentacoli sono alcol, droga, egoismo,disgregazioni familiari, razzismo e via dicendo, il tutto coronato dalla mancanza del senso civico, nutrito sempre di piu' dalle televisioni dell'innominato (scusate ma mi sento male a pronunciare il suo nome) e dai suoi dipendenti che occupano le massime Istituzioni dello Stato.

Non dimentichiamoci quindi di costoro che formano il suo esercito di robot e di calcolatori. Che cos'è un generale senza il suo esercito? un esercito che lascia le cacche in giro e che nella cacca ha dimostrato di saperci sguazzare molto bene. Noi ci ricordiamo spesso del “generale innominato” (come vedete non riesco neanche a scriverlo maiuscolo), ma ci sono anche tanti altri come lui ! e altri che ti fanno incazzare, tra cui elementi di "sinistra" che timorosi, li legittimano!

Concludo con un'altra metafora: C'è un incendio nella foresta e tutti gli animali scappano via ma un piccolo colibrì', piccolo, come puo' essere un colibri, lui non scappa e porta una piccola goccia d'acqua nel suo piccolo becco per dare il suo piccolo ma impegnato contributo allo spegnimento dell'incendio. Siamo votati a continuare ad essere dei piccoli colibri': Il nostro partito so di certo che continuerà a fare la sua parte. E sarà una parte che otterrà dei risultati. Quello che non sappiamo è quanti colibrì copieranno l'esempio e quindi quante gocce d'acqua ci saranno e non sappiamo quando l'incendio sarà spento e nemmeno cosa non è bruciato grazie al nostro intervento.


michelefabio@alice.it


mercoledì 18 febbraio 2009

Nessuna dittatura all'orizzonte, è un cammino vivo e partecipato

Venezuela, la vittoria di Chavez è la vittoria della democrazia
La vittoria nel referendum che modifica la costituzione, eliminando il limite di due mandati per gli eletti, rappresenta senza dubbio una rivincita di Hugo Chavez, dopo la sconfitta del precedente tentativo, nel 2007, di introdurre queste insieme ad altre riforme. In molti si erano affrettati, dopo quel risultato, a sancire l'inizio del declino della Rivoluzione bolivariana. Il voto di ieri dimostra che non è affatto così. Chavez gode di un grande consenso nel paese, maggioritario e radicato nei settori popolari, fra coloro che hanno beneficiato in questi dieci anni delle riforme sociali e della riappropriazione delle ricchezze del petrolio venezuelano, prima nelle mani di un'oligarchia corrotta e razzista, ed ora utilizzate per programmi di alfabetizzazione, sostegno al reddito, per i servizi sociali e sanitari nelle favelas che costellano gli agglomerati urbani del paese latinoamericano.In America latina tutti i paesi hanno sistemi presidenzialisti. Non si tratta, come in modo sbrigativo, fazioso ed interessato, i maggiori mezzi di comunicazione hanno tentato di rappresentare, dell'elezione a vita di Chavez. Si tratta però, questo sì, di un evidente desiderio che egli possa ricandidarsi alla guida del Venezuela.Ma potrà continuare a fare il Presidente solo se il popolo venezuelano lo vorrà. Il potere rimane nelle mani del popolo. A Chavez, ai governatori o ai sindaci, è concessa la possibilità di ripresentarsi. Al popolo rimane inoltre il potere, non di poco conto e sconosciuto nel resto del mondo, di chiedere la revoca di qualsiasi eletto, incluso il Presidente, a metà mandato. Lo stesso Chavez ha accettato di sottoporsi a questo referendum nel precedente mandato, vincendo limpidamente la sfida con un'opposizione che mantiene nelle sue mani il potere economico e mediatico del paese. Lo stesso è accaduto in Bolivia con Evo Morales. Ora in Venezuela accade ciò che avveniva in Francia, dove non esistevano limiti alle ricandidature. In Italia, vale la pena ricordarlo, vi sono parlamentari presenti ininterrottamente dal dopoguerra ad oggi. Si rassegnino coloro i quali che, nel tentativo di demonizzare e gettare una luce sinistra sul processo bolivariano, usano paragoni con altri tempi ed altri regimi politici. Non c'è nessuna dittatura all'orizzonte o all'opera. C'è un processo vivo, non privo di contraddizioni, come sicuramente quella di fondarsi sul protagonismo del suo Presidente, ma il Venezuela bolivariano è segnato, senza dubbio, dal consenso popolare e dal voto democratico. Dalla partecipazione dei tanti esclusi da sempre dalla vita pubblica. Chavez è stato motore ed ispiratore di quella rivoluzione che ha investito tutta l'America latina. Ha resistito ai tentativi di golpe e sabotaggio. Non ha cercato vendette contro un'opposizione violenta e complice del Dipartimento di stato Usa, ma ha lavorato a consolidare il consenso attraverso i programmi sociali e i tentativi di riforma di una società, quella venezuelana, ancora segnata da profonde disuguaglianze e ingiustizie. Chavez è una spina nel fianco per molti, perché testardamente insiste nel progetto di costruire un'America latina unita e indipendente. Perché insiste nella necessità di dotarsi di strumenti come la Banca del sud, Petrosur, o la stessa Telesur, che la emancipino definitamene dal controllo nordamericano, cercando un'integrazione basata sulla giustizia sociale e la solidarietà. Perché ha ridato vita all'idea di un socialismo per il XXI secolo, che anima non solo il Venezuela, ma l'Ecuador, la Bolivia, e ispira i movimenti sociali che anche nel recente Social Forum di Belem hanno dato prova di vitalità e di radicalità. Siamo contenti, perché con questa vittoria si è rafforzato questo processo. L'America latina, e il suo originale tentativo di dar vita ad una uscita da sinistra dalla crisi del neoliberismo e del capitalismo globalizzato, rappresentano una speranza anche per noi. La rappresentano non solo i suoi presidenti, dalle facce meticce o indie, dai programmi anticapitalisti e radicali, ma le tante donne e uomini che si sono messi in cammino, che con loro hanno rialzato la testa dopo secoli di dominio, e che, come dimostra il voto di ieri, hanno deciso di non riabbassarla tanto facilmente.
Fabio Amato
da Liberazione 17/02/2009




martedì 17 febbraio 2009

Brevi note sulle elezioni in Sardegna.

Il dato sardo conferma lo spostamento a destra nel nostro paese.

Perde un candidato serio, diverso dall’immagine del “politico” che aveva dato speranze alla regione e, almeno su alcuni temi (no al turismo di rapina, questioni ambientali…) ottenuto risultati positivi.

La differenza fra i candidati alla presidenza è di 9 punti, ma diventa di 14 fra i partiti che li sostengono.

Crescono il PDL, trainato dalla continua presenza di Berlusconi, va bene l’UDC che sarà risucchiata a destra (al di là delle favole raccontate dal PD, anche nostrano che ha corteggiato per mesi Teresio Delfino); triste la presenza con la destra del Partito sardo d’azione (da Emilio Lussu e Silvio il salto è molto preoccupante).

Il PD perde, sulle politiche, l’11%, a dimostrazione di una crisi profonda, già manifesta nel voto abruzzese e nella caduta libera in Campania. Questa volta, nonostante la figura di Soru, non hanno pesato le favole di Veltroni su sorpasso e voto utile.

Rifondazione ottiene il 3,1%, quanto aveva raccolto l’intero Arcobaleno. Perdiamo l’1% sulle regionali, ma, come in Abruzzo, diamo segni di vita e di lieve ripresa. Ricordiamo che nell’isola, al nostro congresso, ha largamente prevalso la mozione 2, ma non ha avuto peso la scissione di Vendola.

I comunisti italiani con il 2% crescono lievemente sulle regionali 2004 (1,86%). Sottolineo che la somma dei due partiti è del 5,1% (non erano presenti Sinistra critica e PCdL), superiore allo sbarramento del 4% voluto, come un sol uomo, da PDL, Lega, PD, Di Pietro, UDC. Un motivo in più per insistere su liste comuni, aperte a gruppi, associazioni, culture…

Scarso il risultato della Sinistra (1,5%). Non generalizziamo: nel 2004, i Verdi avevano lo 0,9%, non vi è stata scissione in RC, in Sardegna Sinistra democratica è debole. La lista dei Rossomori (buon risultato) è classificabile nella sinistra. Resta, però, la debolezza di un progetto che ripropone, di fatto, l’Arcobaleno, contro il quale noi dobbiamo rilanciare un processo di ricostruzione di una presenza comunista, di ridiscussione a tutto campo, di confronto largo ed aperto (cosa sperata e non pienamente verificata quanto Rifondazione nacque).

Alcune considerazioni:

- il PD, dopo aver contribuito alla caduta di Prodi, dopo aver regalato Roma ad un sindaco fascista, dopo gli scandali campani, ha fatto cadere Soru (una sua parte lo ha messo in minoranza sui limiti alle costruzioni). La sua crisi è profonda e potrà avere effetti dirompenti entro breve tempo

- La destra, nonostante la crisi, vince e stravince, soprattutto nelle aree in maggiore difficoltà.

- Noi recuperiamo sulle politiche e dimostriamo di non essere scomparsi (quanti, anche al nostro interno, lo hanno detto!). E’, però, chiaro che non recuperiamo sulla crisi frontale del PD i cui voti scompaiono in altre direzioni.

- Regge bene e recupera il PdCI, mentre il progetto Sinistra democratica- Vendola- Verdi non decolla.

Non è il caso di brindare o di cantare vittoria, ma anche i dati della Sardegna ci mettono davanti alle nostre responsabilità e ci danno qualche fiducia.


Sergio Dalmasso, Consigliere Regionale Rifondazione Comunista


martedì 10 febbraio 2009

Scomparsa Aralda Portioli.

E morta a Boves (Cuneo), all'età di 93 anni, Aralda Ardita Portioli. Mascea a Suzzara (Mantova) nel luglio 1915; è di famiglia anarchica, come testimoniano i nomi di fratelli e sorelle: Ardito, Olimpia Aurora, Ribelle Spartaco, Baldo Balilla, Germinal, Alba Libera, Tania Tebea, Ardo. Assiste, da bambina alle violenze fasciste, anche contro il padre, "sempre anarchico, un vero comunista, non come quelli annacquati di oggi" (testimonianza orale, 2.006), vive nella povertà degli anni '20 e '30. Nel 1937 sposa Desiderio Fornasari che si avvicina al movimento comunista e nell'immediato dopoguerra sarà amministratore del comune di Luzzara (Reggio Emilia), città natale di Bruno Fortichiari, tra i fondatori del PCd'I, poi dirigente della frazione "bordighista". L'attività politica è colma di sacrifici, anche per la famiglia: "Allora vivevamo con niente, grazie anche a qualche aiuto di mio padre. Tanti sacrifici. Abbiamo venduto anche un pezzo di casa. Avevamo due figli...". Negli anni '60, per motivi di lavoro, la famiglia si trasferisce a Boves, nella bianca e cattolica provincia di Cuneo: "Da noi la gente è più aperta. Si stava più in gruppo. Qui le persone sono più diffidenti". Non cambiano, però, sentimenti, atteggiamenti, scelte di Aralda: "Sono figlia di un grande comunista, Mio padre non ha mai avuto paura, Così pure mio fratello. Vuoi che non sia più comunista? Anche tutta la mia famiglia non ha mai cambiato idea", pur nel calo di tensione ideale e nel venir meno di riferimenti: "Tutto oggi è annacquato. Una volta si metteva l'anima. La politica oggi è una grande confusione. E' tutta un'altra cosa". Non è retorico dire che con lei se ne va un pezzo della nostra storia. Al marito Desiderio (96 anni) e ai figli la solidarietà della federazione di Cuneo.

lunedì 9 febbraio 2009

DALMASSO (PRC): CURARE I MORTI, NON CURARE I VIVI. COSI' SI VARA LA NUOVA COSTITUZIONE BERLUSCONIANA



DALMASSO (PRC): CURARE I MORTI, NON CURARE I VIVI.
COSI' SI VARA LA NUOVA COSTITUZIONE BERLUSCONIANA

“Curare i morti, non curare i vivi! E’ il paradosso allucinante che il trio Berlusconi/Sacconi/Bossi – dice Sergio Dalmasso, consigliere regionale del PRC - chiede alla sanità italiana con i provvedimenti governativi al vaglio del Parlamento”.

“Curare i morti: poiché – continua Dalmasso - si vuole imporre ‘ad ogni costo’ la sopravvivenza vegetale di Eluana nonostante il fatto che da ormai 17 anni la ragazza sia cerebralmente morta.

Non curare i vivi: poiché con il provvedimento che obbligherebbe i medici a denunciare gli immigrati irregolari, di fatto, si allontanano dalle strutture persone in carne ed ossa, che necessitano di cure e che, ad esempio potrebbero contribuire alla diffusione di malattie infettive. Si esaspera una situazione andando ancora una volta a gravare sulla sanità che, comunque, dovrà poi farsi carico delle situazioni portate all’emergenza con il conseguente incremento dei costi”.

“Ma questo – continua ancora Dalmasso - non è l’unico paradosso, infatti. Mentre ora i medici e il personale infermieristico dovrebbero denunciare l’immigrato clandestino, possono continuare a svolgere la loro attività e professione ad esempio nei confronti di mafiosi, assassini, delinquenti vari continuando a curarli senza obbligo di denuncia, come è giusto che sia, poiché al personale sanitario non si può chiedere di fare il poliziotto. E’ l’Italia a ‘doppio binario’ o ‘a scartamento ridotto’, che questa satrapia governativa capeggiata da Berlusconi propone a tutti i cittadini: ad ogni situazione una doppia valenza, un doppio binario a seconda del censo, del livello di potere rappresentato, dell’essere vicini o meno a questo Governo, dell’essere subalterni o meno a queste gerarchie ecclesiastiche”.

“E’ questo – conclude Dalmasso – lo spirito della nuova Costituzione che vorrebbero Brlusconi e soci in sostituzione di quella, troppo marxista, vigente?”.

All’Ordine del Giorno preparato dal PRC (che prevede il sostegno attivo all’obiezione di coscienza dei medici in caso di possibilità di denunciare l’immigrato irregolare) si stanno aggiungendo moltissime firme di tutta la maggioranza di centro-sinistra regionale.

Appuntamenti della settimana

IL 13 FEBBRAIO TUTTE E TUTTI A ROMA PER LO SCIOPERO GENERALE!

TRENO DA TORINO con FERMATA AD ASTI
PER INFO E PRENOTAZIONI per la partenza da Cuneo:
Ivan 3333210311




SABATO 14 FEBBRAIO ALLE ORE 15
PRESSO
I LOCALI DELLA FEDERAZIONE PRC DI CUNEO
(via Saluzzo 28)

è convocato il
COMITATO POLITICO DI FEDERAZIONE



con il seguente Ordine del Giorno:


- Situazione politica e prossime inziative pubbliche (Pegolo a Cuneo il 24 febbraio, inziative Forum immigrazione, inziativa su acqua pubblica)
- Elezioni amministrative
-Campagne del partito (crisi, treni pendolari, distribuzione manifesti e volantini)


Come sempre il Comitato Politico è aperto a tuttte e tutti gli ineteressati.

Lettera sulla "sicurezza"

Egregio Direttore,

da tempo, alle notizie che quasi quotidianamente ci informano sui provvedimenti del governo, mi allarmo e mi addoloro per la spirale involutiva che, tassello per tassello, sta portando il nostro paese verso una condizione che non si può altro definire che di barbarie. In questa condizione sento profondissimo il bisogno di prendere una posizione pubblica, confrontarmi, ragionare e denunciare. Per esemplificare il mio disagio voglio considerare due aspetti che ci stanno davanti agli occhi: la situazione di migliaia di lavoratori, e massimamente quelli precari, di insicurezza estrema dentro la crisi di cui non hanno responsabilità e, per contro, gli odiosi provvedimenti che il governo si appresta a varare nei confronti dei migranti regolari e irregolari. Da almeno un centinaio di anni le forze di lavoro necessarie per la produzione a carattere industriale sono state rese completamente sottoposte al sistema, in breve: quando le cose vanno bene tutti sotto a lavorare, quando invece c’è crisi la fabbrica chiude e per i lavoratori quando va bene c’è un po’ di elemosina e tanti saluti. E’ del tutto chiaro che sia il lavoratore a rimetterci tutto, infatti mentre il padrone può cambiare attività o ritirarsi in campagna, egli si deve rendere amaramente conto che la scelta compiuta, magari tre generazioni prima di lui, è del tutto irreversibile: è stato usato e accantonato proprio come un macchinario. Io credo che se di sicurezza si deve parlare la prima affermazione da fare è che le persone non sono macchine ed esse hanno il diritto sacrosanto, proprio in quanto esseri umani, di avere la sicurezza di poter vivere in modo dignitoso, di avere un reddito sicuro, di potersi addormentare la sera senza l’angoscia di un domani nero. Rivendicare con forza questo diritto è certo più utile per la nostra sicurezza della ricerca ossessiva di improbabili capri espiatori.

Vedo invece adottate e spacciate per soluzioni misure che nel migliore dei casi sono ridicole come la proibizione del kebab nelle nostre città, e in altri casi fanno rabbrividire qualunque coscienza democratica. Sono forse esagerato se i militari per le strade mi riportano più a suggestioni cilene che alla nostra sicurezza? Se le future “ronde” evocano, per ora in chiave di farsa, le squadre che hanno operato nel nostro paese in tempi non così remoti? Sono forse un po’ snob se le telecamere che si vogliono piazzare dappertutto mi infastidiscono più che tranquillizzarmi?

E sono forse un “buonista” un po’ fesso se ancora penso che i migranti siano delle persone esattamente come noi, se la delazione che i medici sono ipocritamente chiamati a fare, la schedatura delle persone, il rendere simile ad una corsa ad ostacoli gli adempimenti burocratici per i migranti, quelli “buoni”, ricacciando nell’inferno quelli “di troppo”, mi sembrano dei provvedimenti razzisti, discriminatori e oltretutto inutili?

Io non credo, credo che, con molti altri, siamo del tutto normali, semplicemente non abbiamo dimenticato né le nostre radici di emigranti, né le lotte dei nostri padri, né i valori di uguaglianza e solidarietà che stanno alla base del patto sociale che ci lega tutti. E questo è il momento di dire forte e chiaro che la vera natura di questi provvedimenti altro non è che un’operazione propagandistica di bassa”lega” che tenta, in modo peraltro poco accorto, di fare il giochetto già visto e rivisto nella storia di indirizzare i malumori del popolo verso un capro espiatorio: che siano gli ebrei, i kulaki o i migranti a pagare per tutti poco importa. I casi sono due: o i proponenti queste misure sono coscienti della loro sostanziale inutilità oppure credono veramente di risolvere questioni così complesse con questi conati di razzismo; nel primo caso danno prova di inaudito cinismo e da essi ci si possono attendere le peggiori cose, nel secondo caso è forse ancora peggio poiché dimostrano così di non aver capito nulla circa la portata enorme dei problemi che abbiamo di fronte e di non essere certo all’altezza di potere risolvere né questi né quelli che si presenteranno in futuro. E così, piano piano, il nostro paese si avvia a diventare una tragica caricatura di quello in cui io mi riconoscevo. Vogliamo davvero permettere che ciò accada? Io spero invece che i cittadini non cadano nella trappola, che i carabinieri dicano sinceramente cosa pensano del fatto di avere prossimamente da badare pure a squadre di zelanti incapaci in giro per le città, che i medici rimandino sonoramente al mittente l’invito alla delazione e che qualche giurista dica una parola autorevole sulla costituzionalità di queste norme. Sarebbe già qualcosa.

Michele Baracco

Rifondazione Comunista Mondovì

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