lunedì 30 novembre 2009

Ordine del Giorno contro la vendita dei beni confiscati alle mafie


Ordine del Giorno contro la vendita dei beni confiscati alle mafie



Il Consiglio Comunale di Cuneo

Ricordato che

Tredici anni fa, oltre un milione di cittadini firmarono la petizione che chiedeva al Parlamento di approvare la legge per l'uso sociale dei beni confiscati alle mafie. Un appello raccolto da tutte le forze politiche, che votarono all'unanimità le legge 109/96. Si coronava, così, il sogno di chi, a cominciare da Pio La Torre, aveva pagato con la propria vita l'impegno per sottrarre ai clan le ricchezze accumulate illegalmente.

Preso atto che

Il 13 novembre, nell’ambito del maxi emendamento presentato dal governo alla Legge Finanziaria, l’Aula del Senato ha approvato a maggioranza il provvedimento che introduce la possibilità di vendere i beni confiscati alla criminalità mafiosa

Il nuovo provvedimento stabilisce che se trascorsi i 90 giorni che devono intercorrere tra la data della confisca e quella dell’assegnazione – previsti dalla legge 575/65 – i beni non sono stati assegnati, essi possono essere venduti.

La competenza viene affidata al dirigente del competente ufficio del territorio dell'Agenzia del demanio che dovrà espletare il procedimento di vendita entro sei mesi. In questo modo la competenza in materia di beni confiscati passa dal Ministero dell’Interno al Ministero dell’Economia, per evidenti ragioni di natura economico-finanziaria: le risorse incamerate dalla vendita andranno a finanziare i bilanci del Ministero degli Interni e del Ministero della Giustizia.

Ritenuto che

Il provvedimento approvato dal Senato indebolisce la lotta alle mafie in quanto genera uno stravolgimento inaccettabile di quanto previsto dalla legge 646 del 1982 – Legge Rognoni – La Torre e del principio di utilizzo sociale dei beni sottratti alla criminalità organizzata previsto dalla legge 109/96.

Condanna

Questo grave atto: confiscare i beni ai mafiosi e utilizzarli per finalità di carattere sociale è fondamentale se si vuol portare avanti una seria e concreta lotta alle mafie da parte di uno Stato credibile e autorevole. Fondamentale perché si sottrae quella ricchezza illecita e quel consenso sociale che sono due pilastri portanti della forza e della prepotenza mafiosa.

L’uso sociale dei beni confiscati è uno strumento formidabile di grande valore e impatto simbolico, utile sia per costruire un tessuto sociale e istituzionale capace di riconoscere realmente i diritti dei cittadini, liberandoli dall’oppressione mafiosa, sia per porre le basi di uno sviluppo economico legale concreto, come testimonia il lavoro delle Cooperative sociali del circuito Libera – Terra.

La vendita dei beni confiscati alle cosche, così come prevista dal provvedimento approvato dal Senato, non garantisce pienamente che ad impossessarsene non saranno più i mafiosi. È notorio, infatti, come da tempo queste organizzazioni criminali, dotate di ingenti risorse finanziarie, si avvalgano di prestanome incensurati per infiltrarsi nel tessuto economico-produttivo-finanziario legale: questo non solo nel Mezzogiorno ma a livello nazionale.

Chiede

Al governo e al Parlamento di ripensarci e di ritirare l'emendamento sulla vendita dei beni confiscati.

Auspica

La costituzione di un’apposita Agenzia nazionale che si occupi in modo specifico della materia, riducendo sensibilmente i tempi che intercorrono tra la fase di sequestro, confisca, assegnazione e destinazione dei beni, favorendone il loro uso sociale,

Dispone

l’invio del presente Ordine del Giorno al referente provinciale, regionale e nazionale dell’Associazione Libera, ad Avviso Pubblico (associazione contro la delinquenza organizzata in cui si raccolgono le amministrazioni e istituzioni di tutto il paese), ai Sindaci della provincia di Cuneo, ai Consiglieri Regionali del Piemonte, ai Parlamentari eletti in provincia.

Fabio Panero, Consigliere Comunale Rifondazione Comunista

SERGIO DALMASSO AL COMITATO POLITICO NAZIONALE

COMITATO POLITICO NAZIONALE
DI RIFONDAZIONE COMUNISTA
ROMA 28-29 NOVEMBRE


INTERVENTO DI
SERGIO DALMASSO


Sono l’unico componente il CPN ad aver votato Sinistra critica al congresso del 2005. Al centro: necessità di alleanza elettorale contro le destre, timore di involuzione governista e istituzionalista, già vissuta tra il 1996 e il 1998. Ho con altri condiviso le critiche alla politica seguita sino al tracollo elettorale, ma non l’uscita di Sinistra critica, nella speranza di una profonda inversione di tendenza. Abbiamo aderito convintamente al terzo documento congressuale per la necessità di totale discontinuità e critica alle logiche seguite, di confronto tra percorsi e matrici differenti, per salvare Rifondazione e giocarla in un quadro più ampio (incontro con forze comuniste e anticapitaliste).

Il rilancio di una presenza comunista era letto come processo, rilettura dei bivi della nostra storia, confronto di culture politiche (marxismo critico, ecologismo politico, pensiero di genere, cristianesimo radicale, pacifismo e antimperialismo).

La Federazione risponde al bisogno di confronto, di unità. Segnalo che la scomparsa degli aggettivi alternativa e anticapitalista ripropone il rischio di una sinistra senza aggettivi di arcobalenista memoria. Così sparisce il termine comunista. E’ possibile oggi ricostruire la sinistra senza passare per la questione comunista? E’ finita una rendita di posizione in cui coincidevano simbolo, riferimenti sociali, contenuti. E’ in atto, però, la cancellazione totale dei riferimenti al marxismo teorico e al comunismo politico. Può rispondere a questo una sinistra generica?

Segnalo il malessere nei circoli per i tempi troppo affrettati che hanno preceduto la costruzione della Federazione, per i possibili accordi elettorali con l’UDC (desistenza?), per la “non posizione” sul congresso CGIL.

mercoledì 25 novembre 2009

IL CONSIGLIO COMUNALE DI CUNEO DICE NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA


Il testo dell'Ordine del Giorno votato all'unanimità dal Consiglio Comunale di Cuneo martedì 24 novembre




Il Consiglio Comunale di Cuneo

preso atto

- dell’intervenuta conversione in legge del D.L. n. 135/2009, in particolare per quanto riguarda i contenuti dell’art. 15 “Adeguamento alla disciplina comunitaria in materia di servizi pubblici locali di rilevanza economica” che obbligano le Amministrazioni locali alla liberalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici, con una gara internazionale obbligatoria per la concessione ad imprese private del servizio locale di acqua, trasporti locali oppure con una società per azioni mista, con un socio privato che sia scelto con gara, che abbia almeno il 40% del capitale e la gestione operativa, il tutto entro la fine del 2011;

nel ribadire

- che nel concreto ciò significa la fine delle società a completa partecipazione pubblica che gestiscono pubblici servizi ed, in particolare, dell’A.C.D.A. S.p.a., in cui la posizione del nostro Comune è quella di socio di riferimento

esprime

il proprio disappunto per non avere il Parlamento recepito la richiesta di stralcio della norma avanzata da moltissimi enti locali, anche di differente colore politico.

Infatti la nuova disciplina generale per il servizio idrico e per altre utilities, non tenendo conto delle differenti caratteristiche ed impatto sociale degli stessi, appare non in linea con la normativa europea, che riconosce la validità dell’affidamento “in house”, nel caso di società a totale partecipazione pubblica, dettando come regola generale, nel caso di ingresso di privati nella compagine azionaria o di partecipazione all’assegnazione di soggetti totalmente privati, per il rispetto dei principi di concorrenza e di parità di trattamento tra le imprese, l’utilizzo dello strumento della gara;

invita

la Regione Piemonte a sollevare i conflitti: di attribuzione avanti la Corte Costituzionale, essendo quello dei servizi pubblici in concessione materia di esclusiva competenza locale, come si evince dall’art. 117 della Costituzione; di errato utilizzo dello strumento della decretazione d'urgenza poichè mancavano i presupposti

Sollecita

al Sindaco della città di Cuneo la formazione del tavolo tecnico di monitoraggio sulla “questione acqua”, così come previsto dal Piano Strategico Cuneo 2020 e

chiede

di inviare il presente ordine del giorno ai Sindaci della provincia di Cuneo, ai Consiglieri Regionali del Piemonte, ai Consiglieri Provinciali ed ai membri del Consiglio dell’A.T.O. affinché, ciascuno per la propria parte, seguano con attenzione lo svolgimento della vicenda, sia dal punto di vista politico che legale.

Il presente OdG dovrà essere, inoltre, trasmesso ai membri del direttivo nazionale dell'A.N.C.I., ai Parlamentari eletti in provincia, affinché si facciano latori delle esigenze del territorio seguendo la formazione dei decreti attuativi.

martedì 24 novembre 2009

giovedì 19 novembre 2009

ADESSO BASTA!: iniziativa de Le Primule Rosse


SABATO 28 NOVEMBRE ORE 19.30

PRESSO LA SEDE “CUNEESE TENNIS” - CORSO MONVISO (fronte stadio)

LE PRIMULE ROSSE

COLLETTIVO DONNE DELLA SINISTRA DI CUNEO

PRESENTA

ADESSO BASTA!

CONTRO LA VIOLENZA

PER L’AUTODETERMINAZIONE FEMMINILE

  • PERFORMANCE TEATRALE DEL GRUPPO FUORI X CASO

CON IL CONTRIBUTO DELL’ASSOCIAZIONE MINI MONDO

  • CENA DI AUTOFINANZIAMENTO
  • COMPLESSO MUSICALE “CLARADH” DI TORINO

DIVERSE UGUALI LIBERE

Nel 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite scelse, per onorare la tragica e valorosa morte delle sorelle Mirabal, il 25 novembre come Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”.

Contro ogni tipo di violenza, uniamoci e usciamo dal silenzio!

ADESIONI ALL’INIZIATIVA: Associazione Mente in Pace – Forum per il benessere psichico – FP CGIL ­- Rifondazione Comunista

PER PRENOTAZIONI: Sara 349 5035042, Renata 340 7568875, Ester 333 9112315 o inviare una mail a: primulerosse@yahoo.it

martedì 17 novembre 2009

ACQUA PRIVATIZZATA

Il governo blinda il decreto Ronchi. Ronchi: "Vogliamo velocizzare"
Stabilita la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, il pubblico sotto il 30%
Acqua privatizzata, via alla fiducia
L'opposizione: "Saliranno i prezzi"
(fonte: Repubblica.it)


ROMA - Via libera alla privatizzazione dell'acqua. Il governo, per la 28esima volta, pone la fiducia sul decreto salva-infrazioni che contiene anche la riforma dei servizi pubblici locali, compresa l'acqua. E scatena l'ennesima bagarre con l'opposizione. A cui le motivazioni del ministro per i rapporti con il Parlamento Elio Vito ("scelta per velocizzare i tempi") non bastano. Anche perché di tempo per l'esame della Camera ce n'era: il decreto, che l'esecutivo considera blindato, scade fra una settimana.

Tema del contendere è il cosidetto 'decreto Ronchi' che stabilisce la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, prevedendo tra le altre cose che la quota di capitale in mano pubblica scenda sotto il 30%, lasciando spazio ai privati. Il provvedimento rende di fatto obbligatorie le gare per l'affidamento dei servizi da parte degli enti locali e vieta, quindi, salvo per casi eccezionali, l'assegnazione diretta a società prevalentemente pubbliche e controllate in maniera stringente dall'ente locale affidatario. A partire dal 31 dicembre 2010 quindi, le concessioni frutto di una assegnazione diretta cessano.

La liberalizzazione, inoltre, riguarda tutti i servizi pubblici locali, escluso il gas, il trasporto ferroviario regionale e la gestione delle farmacie comunali. Prevedendo tempi 'piu' dilatati per quanto riguarda i rifiuti.

NO BERLUSCONI DAY



NO BERLUSCONI DAY


MANIFESTAZIONE A ROMA





La federazione della Rifondazione Comunista di Cuneo sta organizzando il treno da Torino. Per info: 017166274 - 3477213275

Per la manifestazione «No Berlusconi Day» del 5 dicembre a Roma sono state organizzate due modalità di trasporto:


· Un treno per coloro che finita la manifestazione subito: partenza venerdì 4 dicembre alle ore 23 e 50 da Torino Porta Nuova. Ritorno sabato 5 dicembre alle ore 23 e 50. Costo 30 €


· Un pullman per coloro che si fermeranno all´assemblea sulla Federazione della Sinistra di Alternativa del giorno 6 dicembre: partenza sabato 5 dicembre alle ore 6,00 da Piazza Maria Ausiliatrice. Ritorno domenica 6 alle ore 16.

Costo 30 €

ACQUA PUBBLICA: LA BATTAGLIA DI RIFONDAZIONE COMUNISTA A CUNEO


ACQUA PUBBLICA
Cuneo: ACDA ed EGEA rinviano la firma dell'accordo
un primo importante risultato ottenuto dalla tenace battaglia amministrativa iniziata da Rifondazione Comunista in Consiglio Comunale.



L’Azienda Cuneese dell’Acqua, al 100% pubblica ed EGEA, in maggioranza privata, non firmeranno entro la fine dell’anno il protocollo d’intesa presentato il 26 ottobre a Cuneo e da allora protagonista del dibattito politico del capoluogo. La notizia è giunta al termine delle seduta congiunta delle Commissioni bilancio e lavori pubblici svoltasi mercoledi' 11 novembre, seduta richiesta da Rifondazione Comunista nell'ultimo Consiglio Comunale di Cuneo. Al centro dell’attenzione le conseguenze del decreto legge 135 che, dopo l’approvazione della Camera, ha ricevuto anche il 'si' del Senato. Un provvedimento di cui anche l’arena politica nazionale sta cominciando ad accorgersi per la minaccia che rappresenta nei confronti delle caratteristiche di bene pubblico dell’acqua, obbligando a bandire entro il 2011 una gara internazionale per la concessione ad imprese private del servizio idrico locale, ma anche della gestione di gas, luce e trasporti o a far entrare nelle spa pubbliche come l’ACDA un privato, scelto tramite gara, che gestisca almeno il 40% del capitale. Timore, a lungo termine, di molti è che i complessi movimenti societari si ripercuotano in modo 'semplice' sulla bolletta come accaduto in alcuni Comuni del centro Italia, dove gli aumenti si sono rivelati a dir poco insostenibili.
La soluzione proposta da tutti (PD-PDL etc.) era quella di accordarsi tra pubblico (ACDA) e privato EGEA) per formare un Consorzio Temporaneo d'imprese e "sperare" di vincere l'appalto internazionale, privatizzando di fatto l'acqua di Cuneo.
Nella discussione ho ribadito la contrarietà di Rifondazione Comunista (a cui si è aggiunta quella del Consigliere di IdV) a questo accordo tra ACDA spa tutta pubblica i cui azionisti sono 68 comuni del cuneese e nella quale il Comune di Cuneo è azionista di maggioranza con il 40% ed EGEA azienda privata all'80% che gestisce acqua, gas ed energia nell'albese.
Non sono convinto che un accordo tra una spa pubblica ed una privata sia la miglior soluzione per salvarci ed ho Parigi è tornata a gestire direttamente l’acqua con un’azienda consortile speciale..Ho inoltre invitato il Comune di Cuneo e gli altri Comuni azionisti di ACDA a prendere esempio da altri enti locali per dichiarare l’acqua bene non mercificabile nel suo statuto. Non tutti i Consiglieri si sono però dichiarati sfavorevoli ad un ingresso dei privati nell’ACDA: anche il Capogruppo del P.D ha osservato: “La gestione dell’acqua con i criteri privatistici di una società per azioni e la presentazione dei bilanci, determina degli obblighi che ricadono in modo positivo sull’efficienza. Per quanto riguarda l’accordo con EGEA, non vedo nulla di pericoloso.” Su ogni ipotesi di privatizzazione è stato però il Sindaco di Cuneo Alberto Valmaggia (PD) a mettere un punto fermo: “L’ACDA non accetta privati e vuole essere pubblica. Il Comune è visceralmente contrario all’ingresso di soggetti privati.

In attesa di un incontro di approfondimento sul tema, fissato per il 21 novembre nell’ambito delle conferenze sul Piano Strategico di Cuneo, in conclusione di seduta, è stata concessa la parola ad Oreste Delfino, in rappresentanza del Tavolo delle Associazioni Cuneesi, che nel 2008 avevano raccolto 4mila e 500 firme per una proposta di legge sulla pubblicizzazione dell’acqua, sottoscritta in tutto da oltre 400mila italiani e da allora ‘impantanata’ in parlamento. “Non abbiamo dubbi sulla volontà del Presidente Quaranta di salvare l’acqua pubblica. Non ci è parso però che l’accordo con EGEA fosse solo un patto di tipo commerciale. Nel testo ci sono contenuti programmatici che fanno riferimento alle leggi vigenti e dunque anche al decreto 135” – ha detto per poi suggerire la creazione di un’azienda consortile speciale.

A tagliare la testa al toro ci ha pensato, nelle ultime battute della seduta, il Presidente dell’ACDA: “Abbiamo ottenuto il primo obiettivo che ci eravamo prefissati - ha detto Quaranta -: metter l’acqua al centro del dibattito. Lo scopo dell’Accordo con EGEA era quello di usare la stessa la stessa tecnologia anche per rendere più rapidi ed efficaci gli interventi in caso di guasto. Visto che il tema è molto ‘ideologico’ non sottoscriveremo l’accordo entro la fine dell’anno per dare spazio al dibattito e correggerci se abbiamo sbagliato. Di certo, è necessario un intervento sulla legge regionale che presenta un impianto non corretto. La Regione Puglia ha un solo ATO ed un solo fornitore idrico, istituito tramite legge. In quelle condizioni è molto più facile per Vendola dire: non privatizziamo nulla. Tra qualche mese ci sono le elezioni regionali: cominciamo a porre il problema."

Insomma per ora siamo riusciti a bloccare questa operazione e ad aprire un dibattito in città sull'argomento: ora proveremo a lavorare sullo Statuto del Comune di Cuneo.

Fabio Panero, Consigliere Comunale di Rifondazione Comunsita a Cuneo e segretario provinciale PRC

Ordine del Giorno per il ritiro della legge sul c.d. "processo breve"presentato da Rifondazione Comunista in Consiglio Comunale a Cuneo

Il Consiglio Comunale di Cuneo

Premesso che

L’articolo 3 della Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza recita testualmente:

”Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge(…)”

Preso atto che

Dopo la bocciatura da parte della Corte Costituzionale del cosidetto "Lodo Alfano" con grande celerità è' stato presentato al Senato il disegno di legge sul processo breve. Con questa legge saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli abuso di ufficio, corruzione in atti giudiziari, sfruttamento della prostituzione, maltrattamenti in famiglia, truffa semplice, truffa aggravata, falsa testimonianza, aborto clandestino, violenza privata. Saranno migliaia i processi che verranno cancellati, con danno economico e frustrazione professionale di chi ha lavorato alle indagini e anche delle vittime.

Cadranno sotto la scure dell’estinzione i crack Cirio e Parmalat alle scalate alla banca Antonveneta, la corruzione per il processo Eni-Power”, fino al processo contro Eternit Spa azienda produttrice di manufatti in amianto con stabilimenti in tutta Italia accusata della morte di quasi 3000 persone, senza contare le ricadute a livello cittadino (processo Streri per bancarotta fraudolenta ed altri processi per concussione).

Rilevato che

Cambiando le priorità, la magistratura privilegerà i processi per i reati che si prescrivono prima, quelli previsti dalla nuova norma sui processi brevi. Attualmente con le regole processuali vigenti, la priorità viene data agli imputati detenuti perché se nelle fasi precedenti ci sono stati degli errori si possono prima scarcerare questi imputati che risulterebbero innocenti e anche perché ci sono termini alle misure cautelari. Insomma ora si celebra prima il processo con imputati detenuti altrimenti si rischia che l’inquisito esca per decorrenza dei termini o sia in carcere ingiustamente.

Ritenuto che

Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l'unico modo per accorciare i tempi è mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare così anche la speranza di chi da anni attende giustizia.

Chiede

Al governo italiano il ritiro della legge sul processo breve. Non è una questione ideologica. E' una questione di diritto. Non si permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia.

Dispone

l’invio del presente Ordine del Giorno al Governo italiano, ai parlamentari del Piemonte ed ai Consiglieri regionali eletti nella Provincia di Cuneo.

Fabio Panero, Consigliere Comunale Rifondazione Comunista

lunedì 16 novembre 2009

QUALE FUTURO PER L'EX-NEURO DI RACCONIGI?

EX NEURO DI RACCONIGI – ...Associazione di Malta....Società....Fondazione...?

Con lettera indirizzata alla stampa locale e successivo volantino distribuito ai cittadini, il Gruppo di Racconigi del Partito della Rifondazione Comunista, oggi non presente con propri rappresentanti in Consiglio Comunale di Racconigi, chiedeva all'Amministrazione Comunale di farci conoscere, ed in particolare di far conoscere ai cittadini racconigesi, a che punto erano le trattative per la ipotizzata realizzazione del “VILLAGGIO ETICO”, mediante privatizzazione dell'ex neuro, i cui lavori di messa in sicurezza degli edifici dovevano partire già dal mese di novembre 2009. Dopo i nostri interventi, mediante stampa e sul territorio con il diretto coinvolgimento dei cittadini, l'Amministrazione Comunale di Racconigi, tramite il Vice Sindaco Bartolomeo Allasia, ci ha fatto sapere ed ha così informato anche i cittadini (ved. articolo de Il Saviglianese di giovedì 12 novembre scorso), che “il gruppo promotore del progetto in questione è una (non meglio identificata) associazione di Malta (cosa vorrà dire associazione di Malta?) alla quale verrebbe assegnato l'utilizzo dell'intero complesso ex neuro e che se il progetto andrà in porto creerà nuovi posti di lavoro”. Nello stesso articolo è intervenuto pure il consigliere comunale e capo gruppo dell'opposizione, ex candidato a Sindaco della lista Unione per Racconigi, sostenuto alle elezioni amministrative anche dal nostro partito, Gianpiero Brunetti che ha dichiarato: “restiamo in attesa di ricevere le richieste dettagliate da parte della società interessata (Allasia parla di associazione di Malta, Brunetti parla di Società) e pur dichiarandosi fiducioso aggiunge che “le cose vanno a rilento e che quando ci saranno i presupposti per andare avanti, il Sindaco porterà la discussione in Consiglio Comunale”.

In altra intervista concessa al settimanale Il Corriere di Savigliano (ved. articolo di giovedì 12 novembre scorso), il Vice Sindaco Allasia ha dichiarato che “l'operazione è già stata concertata con gli enti interessati che hanno fornito la loro disponibilità (non sono state però riferite da Allasia a quali condizioni, gli Enti interessati Asl Cuneo1 e Regione Piemonte, abbiano fornito la loro disponibilità)” e dice ancora “in merito al timore espresso da Rifondazione Comunista circa la questione del polmone verde rappresentato dal parco, abbiamo le idee chiare, il parco rimarrà dove è, ma nello stato di criticità in cui si trova l'immobile, in particolare il padiglione Chiarugi che potrebbe crollare, del tutto o in parte, da un momento all'altro, l'Amministrazione comunale si trova difronte a delle responsabilità e deve affrontare la situazione”.

E' sorprendente ed originale la dichiarazione di Allasia riferita a “il parco rimarrà dove è”. Non riusciamo a comprendere come possa essere “sradicato” e spostato in altra località; piuttosto è fondamentale per i cittadini capire la sua destinazione e in che modo potrà essere utilizzato dalla comunità.

Ci lasciano invece sconcertati (inquietanti) e allarmati le dichiarazioni del Vice Sindaco circa la possibilità di “un crollo parziale o totale del Chiarugi”. Ci chiediamo cosa aspettano gli Enti interessati ad attuare immediatamente tutti gli interventi necessari per la messa in sicurezza dell'immobile? Non vorremmo, qualora si verificassero cedimenti strutturali, trovarci difronte all'ennesimo disastro con gravi danni a cose e persone o peggio anche con vittime e sentire successivamente attribuire le cause alla fatalità o ad eventi assolutamente non prevedibili. Se esiste realmente, come dichiarato, un pericolo di crollo parziale o totale del padiglione chiarugi “da un momento all'altro” non capiamo perché non sono presenti, sulla struttura e nella zona limitrofa, cartelli riferenti al pericolo, transenne, ponteggi e/o gabbie di protezione che rafforzino e puntellino l'edificio. Tra l'altro dato che, difronte al “Chiarugi” c'è un ingresso dell'oratorio e altro ingresso per il circolo l'Aquilone e che la Via Ormesano è oggetto di transito continuo di pedoni, ciclisti e autoveicoli, non conoscendo la pericolosità dei luoghi, i cittadini continuano a transitare anche sul marciapiede del padiglione pericolante. Non si può liquidare il problema con un semplice consiglio ai cittadini di non transitare sul marciapiede dell'edificio pericolante ma bisogna, a nostro avviso, ricorrere ad interventi urgenti per la messa in sicurezza delle strutture.

Allasia aggiunge anche che “questa è la prima proposta seria e concreta arrivata in tanti anni per un potenziale recupero dell'ex ospedale psichiatrico” (ci chiediamo: visto che si è sempre parlato, almeno fino ad oggi, di ipotesi di progetto, come si può definire tale ipotesi progettuale proposta seria e concreta?).

Nella stessa intervista è intervenuto anche il consigliere comunale Brunetti, capo dell'opposizione, che ha dichiarato “ancora pochi giorni fa ho avuto dei contatti, in sede regionale, con i rappresentanti della fondazione (il promotore del progetto non è più un'associazione di Malta, né una società, adesso è diventata fondazione. Tra le altre cose ci chiediamo: il consigliere Brunetti, capo gruppo dell'opposizione in consiglio comunale ha per caso ricevuto, da parte dell'Amministrazione Comunale che come noto è formata da esponenti politici di centrodestra, qualche particolare delega per i rapporti con il gruppo promotore del progetto e quindi per seguire la questione ex Neuro?) e Brunetti continua “da parte nostra abbiamo chiesto fin dall'inizio delle precise garanzie, oltre ad un programma dettagliato che illustri cosa si vuol fare in generale ed in particolare in merito a tutte le strutture esistenti all'interno dell'ex Neuro” (noi ribadiamo: se le cose stanno così, quindi ancora del tutto precarie, non si può parlare di proposta seria e concreta ma solo di ipotesi).

Noi di Rifondazione Comunista ribadiamo e sosteniamo, così come a suo tempo aveva suggerito il consigliere comunale di opposizione Melchiorre Cavallo, con un proprio intervento pubblicato sul numero zero del mensile “Insonnia” del mese di giugno 2008, intervento assolutamente non linea con quanto dichiarato dal vice sindaco Allasia e dallo stesso capo gruppo dell'opposizione Brunetti, che l'ex Neuro debba essere utilizzato quale polo unico scolastico con all'interno nidi, scuole materne, elementari, medie e istituti superiori e eventuali anche altri istituti scolastici o facoltà universitarie (magari pubbliche e non private) dismettendo e/o privatizzando gli edifici e le strutture scolastiche esistenti con i cui proventi, ovviamente in aggiunta alla richiesta di adeguati finanziamenti pubblici statali e/o regionali ma anche di privati, potrebbe essere realizzato non solo il polo scolastico della città ma anche i servizi sociali e di interesse alla persona in generale ed in particolare alla persona diversamente abile. Si potrebbero realizzare anche strutture per sviluppare i servizi per lo sport per tutti (con piscina, palestre e quant’altro, magari affidate in gestione a privati), realizzare in particolare per i giovani strutture di aggregazione per lo svolgimento di iniziative culturali e musicali (anche tali interventi potrebbero essere privatizzati) e un polo unico dell’associazionismo presente sul territorio assicurando i dovuti servizi e le relative strutture operative ed infine, non per ultimo, fornire, all'interno del Neuro, ospitalità alle forze dell'ordine locali Carabinieri, Vigili Urbani, Vigili del Fuoco). Alla luce di quanto sopra ed in considerazione del fatto che sulla questione sono state ribadite le informazioni già in possesso di tutti quindi, al fine di consentire ai singoli cittadini e/o ai gruppi di volontariato locale, prima ancora delle decisioni finali da parte del Consiglio Comunale, di esercitare il diritto di avanzare proprie osservazioni e/o proposte su una questione di interesse di tutta la città, richiediamo ancora una volta all'Amministrazione Comunale di convocare apposita pubblica assemblea, unitamente e con la partecipazione degli Enti interessati (Asl Cuneo 1, Regione Piemonte, ecc…) per riferire in merito: 1) - il nominativo del gruppo promotore del progetto “neuro” e relativi scopi e finalità; 2) - se lo stesso promotore abbia o meno ottemperato a quanto richiesto dall’Amministrazione Comunale e dagli Enti interessati (Asl, Regione, Comune di Racconigi) e i tempi massimi eventualmente occorrenti per tali adempimenti; 3) - le valutazioni, le decisioni o le ipotesi di convenzione che il Comune e/o gli Enti interessati hanno già adottato o che intendono adottare sull'ipotesi di progetto presentato dal promotore e la possibilità, in alternativa alla privatizzazione, di esaminare e sottoporre all'intero consiglio comunale e ai cittadini, le ipotesi di utilizzo dell'ex Neuro con le indicazioni suggerite anche da noi oltre a quelle che potrebbero essere suggerite dagli stessi cittadini.

Partito della Rifondazione Comunista

Gruppo di Racconigi

giovedì 12 novembre 2009

RISPONDE FERRERO IL QUESTION TIME CON PAOLO FERRERO










venerdì 13 novembre, partirà un’importante iniziativa, decisa dalla segreteria nazionale, dal titolo Risponde Ferrero”.

Cos’è “Risponde Ferrero”?

Quante volte ci è capitato di sentirci dire: “ma ci siete ancora?”, ciò è dovuto, non solo forse, ma grandemente al sistematico oscuramento dei mass media nei nostri confronti e richiede una risposta all’altezza del problema, questa iniziativa, non da sola ovviamente, può aiutarci ad uscire dall’oscuramento.

Come si sviluppa?

Attraverso la campagna “Risponde Ferrero”: ogni settimana sul più venduto quotidiano la Repubblica, sul più venduto settimanale L’espresso, sul più visitato sito internet la Repubblica.it viene suggerita una domanda, sulla quale si esprimeranno, interverranno, i navigatori della rete internet con i quali interloquirà il Segretario, sul sito del partito alla pagina dedicata “Risponde Ferrero”, che sarà cliccabile su www.rifondazione.it/rf .

Quali obiettivi?

“Risponde Ferrero” servirà a dare visibilità al PRC verso l’esterno, poiché ci si aspetta un positivo riscontro da parte dei lettori delle testate coinvolte.

Un modo, autofinanziato, per rivolgerci a quel mondo di persone a cui non riusciamo ad arrivare, né con nostri mezzi, né tanto meno, attraverso il sistema dell’informazione sia dei giornali che delle televisioni.

“Risponde Ferrero” avrà anche una precisa funzione di comunicazione “interna”, che coinvolgerà gli iscritti e le iscritte al partito.

“Risponde Ferrero” avrà una funzione di sollecitazione e di moltiplicatore delle nostre tematiche da parte di siti e blog vicini al PRC. A questi verranno inviati di settimana in settimana i materiali da mettere nelle loro home page.

“Risponde Ferrero” avrà uno spazio settimanale sul nostro quotidiano Liberazione.

“Risponde Ferrero” oltre ai suoi specifici compiti di allargamento della partecipazione rivolto ai militanti, ai simpatizzanti, ai lettori rappresenterà un laboratorio di comunicazione.

“Risponde Ferrero” vuole essere un metodo per creare convergenza, stimolare il dibattito, spingere alla militanza, fornire contenuti, fornire argomenti di dibattito e di battaglia politica, lungo tutta la filiera del radicamento del partito, al centro alla periferia e viceversa.

martedì 10 novembre 2009

VENERDI' 13 A MONDOVI'


VERSO LA FEDERAZIONE DELLA SINISTRA DI ALTERNATIVA

Venerdì 13 novembre, ore 21.00,
presso la sede A.N.P.I. "Dante Di Nanni",
p.zza Santa Maria Maggiore

Mondovì,
si terrà una riunione del
Coordinamento della Sinistra d'Alternativa di Mondovì.
Vuole essere un modo per ritrovarsi e per cercare di creare una coordinamento unitario delle forze d'alternativa monregalese.
L'assemblea è aperta a tutti gli interessati.

lunedì 9 novembre 2009

20 anni dalla caduta del Muro di Berlino

IL MURO E NOI,

di PAOLO FERRERO, segretario nazionale di Rifondazione Comunista


Il 9 novembre, 20 anni fa, cadeva il muro di Berlino. In quell’elemento simbolico è racchiusa la fine di un regime socialista in cui – nella migliore delle ipotesi - la giustizia sociale era contrapposta alla libertà. In questa incapacità di coniugare libertà e giustizia sta al fondo il fallimento del tentativo novecentesco di transizione al socialismo. Noi che siamo nipoti della lotta partigiana – quante lapidi ci sono nel nostro paese su cui sta scritto “morto per la libertà” - abbiamo salutato positivamente la caduta del muro. Il socialismo senza la libertà semplicemente non è socialismo: è un tentativo di andare oltre il capitalismo che ha imboccato la strada sbagliata ed è abortito. Così non poteva andare avanti e così non si andava da nessuna parte. Senza libertà nessun socialismo. Giusto quindi picconare il muro e bene che il muro sia caduto; bene che i dirigenti della DDR abbiano scelto di non sparare, preferendo perdere il potere piuttosto che cercare di mantenerlo con una strage.

Nel mondo la caduta del muro è stata salutata come la vittoria della libertà sulla barbarie, come la possibilità di un nuovo inizio per la storia del mondo basato sulla libertà e la cooperazione. Sappiamo che non è andata così. Gli stati Uniti hanno colto l’occasione della sconfitta del nemico storico per rilanciare la propria egemonia incontrastata su scala mondiale e il capitalismo ha preso da questo passaggio l’abbrivio per aprire una nuova fase della propria storia, quello della globalizzazione neoliberista. I cantori del capitalismo hanno colto l’occasione per dire che eravamo alla fine della storia. Marx aveva speso la vita e scritto migliaia di pagine per dire che il capitalismo non era un fenomeno naturale ma bensì un modo di produzione storicamente determinato e quindi superabile. La caduta del muro è stata usata per “rinaturalizzare” il capitalismo, per affermare su scala globale che viviamo nel migliore dei mondi possibili; per affermare che essendo il capitalismo naturale, ogni tentativo di superarlo diventa un atto “contro natura” e in quanto tale barbarico. Gli anni ’90 sono stati caratterizzati da questo unico grande messaggio, trasmesso a reti unificate dal complesso dei mass media e da tutte le forme di produzione culturale, cioè di costruzione dell’immaginario individuale e collettivo, a partire dall’industria cinematografica. La caduta del muro è stato l’evento simbolico che ha permesso di costruire una grande narrazione che ha rilegittimato completamente il capitalismo. Kennedy non è più il presidente dell’escalation della guerra di aggressione al Viet Nam o l’aggressore di Cuba con l’avventura della Baia dei Porci. Kennedy è celebrato come il paladino della libertà e il suo discorso berlinese ne è il suggello. Dietro il paravento della libertà, sono riapparse, anche in occidente, incredibili differenze sociali e livelli di sfruttamento del lavoro che pensavamo seppelliti per sempre dopo le lotte degli anni ‘70. Nella vulgata la libertà d’impresa è diventata il presupposto della libertà dei popoli. Questa completa rilegittimazione del capitalismo ha un sapore mortifero di falsa coscienza: Che Israele costruisca muri per imporre l’apartheid in Palestina e che gli Stati Uniti costruiscano muri per impedire l’immigrazione dal Messico non fa più problema. Ogni muro è diventato lecito per l’impero del bene. In Italia questo fenomeno ha assunto dimensioni maggiori che in altri paesi in virtù della proposta di Achille Occhetto – accolta dalla maggioranza del suo partito - di sciogliere il PCI in nome di questo nuovo inizio, appiattendo così tutta la storia del movimento comunista italiano sul fallimento del socialismo reale. La storia del nostro paese è stata integralmente riscritta, la lotta partigiana è stata denigrata nel suo valore simbolico di rinascita della nazione e così si è aperta la strada all’aggressione della Costituzione. La cancellazione della memoria del paese e la sua ricostruzione fatta dai vincitori ha sdoganato ideologie razziste e comportamenti xenofobi che pensavamo definitivamente finiti nella pattumiera della storia dopo la barbarie nazista.

Il fascismo, lungi dal presentarsi come una parentesi della storia patria, si evidenzia sempre più come una delle possibilità inscritte nel sovversivismo delle classi dirigenti di un paese che – come sottolineava Gramsci - non ha vissuto la riforma protestante e il cui risorgimento non è stato fenomeno di popolo ma di ristrette elite. La democrazia e la stessa costruzione di un etica pubblica in questo paese è concretamente il frutto delle lotte del movimento operaio, socialista e comunista. La loro disgregazione apre la strada a populismi di tutti i tipi, di destra come di sinistra.

In questo imbarbarimento del costume e dei rapporti sociali nel nostro paese e nel mondo vediamo confermata quotidianamente non solo la possibilità ma la necessità di battersi per superare il capitalismo.

In questa dialettica sta il nostro giudizio politico sulla caduta del muro di Berlino: è stato un fatto positivo e necessario, da festeggiare, ma non costituisce di per se un nuovo inizio per l’umanità. E’ stato anzi l’evento utilizzato per costruire un nuovo inizio e una nuova rilegittimazione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e della guerra. Mi pare che questa sia anche la consapevolezza dei compagni e delle compagne della Linke: nessuno propone di tornare a prima ma nella Germania riunificata occorre organizzarsi e lottare – all’Est come all’Ovest - contro il capitalismo e la guerra, per costruire un socialismo democratico.

Fuori da questa comprensione dialettica della positività della caduta del muro e della chiara consapevolezza che questo non segna nessun nuovo inizio, non esiste nessuna possibilità di porsi oggi il tema della trasformazione sociale e del superamento del capitalismo. Fuori da questa comprensione dialettica possiamo solo diventare anticomunisti o far finta che i regimi dell’Est non abbiano fallito nel tentativo di costruzione del socialismo. Il pentitismo e la nostalgia indulgente sono i rischi che abbiamo dinnanzi a noi: nella loro apparente opposizione rappresentano in realtà la completa negazione della possibilità di lottare per il socialismo, per una società di liberi e di eguali.

Da questa comprensione dialettica della caduta del muro scaturisce la nostra scelta della rifondazione comunista.

Dopo il fallimento del tentativo di fuoriuscita dal capitalismo che ha dato luogo ai regimi dell’Est non basta definirsi comunisti: occorre porsi l’obiettivo teorico, politico ed etico della rifondazione del comunismo e dell’antropologia dei comunisti e delle comuniste. L’obiettivo cioè di superare il capitalismo coniugando libertà e giustizia. L’utilizzo di due parole – rifondazione comunista - anziché una per definirci non è un lusso o una complicazione: è il modo più corretto per esprimere oggi il nostro progetto politico, in cui sappiamo dove vogliamo andare e sappiamo cosa non dobbiamo rifare. Il comunismo dopo il novecento è uscito dalla fase dell’innocenza. Compito nostro è farlo diventare adulto ed è un compito per cui val la pena spendere la vita.

I GRUPPI DI ACQUISTO POPOLARI

  • Martedi' 10 novembre ore 21 presso la sede di Rifondazione Comunista di Cuneo

"6 mesi del GAP di Cuneo - Una prima analisi dei pregi e dei difetti riscontrati durante la pratica concreta di questa esperienza di lavoro sociale e come proseguire".

L'incontro è aperto a tutti gli interessati.

mercoledì 4 novembre 2009

4 NOVEMBRE: NON FESTA MA LUTTO

Non festeggiamo il 4 novembre ma denunciamo le spese militari a discapito di quelle sociali: con gli stessi soldi spesi dall’Italia tra il 2001 ad oggi si sarebbero potuti costruire 600 ospedali e 10 mila scuole.


Il 4 novembre, giorno simbolo della fine della prima guerra mondiale, abbiamo solo da ricordare i 650 mila proletari mandati a morire nella guerra del 1915-1918, perché la “patria” dei padroni e dei generali entrasse a far parte delle grandi potenze, per poter concorrere con loro al dominio sul resto del mondo. Come oggi in Afghanistan.

La guerra in Afghanistan all’Italia costa 3 milioni di euro al giorno, una cifra con la quale viene mantenuto nel Paese il contingente militare di occupazione di circa 3000 uomini. Un aiuto per la popolazione afgana? Nemmeno per sogno! Con gli stessi soldi spesi dall’Italia tra il 2001 ad oggi si sarebbero potuti costruire 600 ospedali e 10 mila scuole.

E il Paese non ha bisogno di armi e
militari, ma di strade, scuole, ospedali e infrastrutture. L’Italia è tornata tra i primissimi Paesi quanto a produzione e spesa militare, basti pensare ai 13 miliardi di euro che verranno spesi fino al 2026 per la coproduzione e l’acquisto di 131 aerei da guerra.

I soldi che l’Italia spende per le missioni all’estero e per la produzione di armi (30 mld di dollari) servirebbero a mettere in sicurezza scuole e città e paesi devastati dalla speculazione edilizia, dalla distruzione dell’ambiente; potrebbero aiutare i Paesi meno sviluppati, nei quali invece si esportano rifiuti tossici, produzioni nocive e armi.

La riconversione delle industrie da produttrici di armi a uso civile: questa parola d’ordine dovrebbe appartenere a tutto il movimento dei lavoratori esigendo atti concreti e coerenti.


L’Italia fa parte della Nato, da cui provengono i 3/4 della spesa militare mondiale, ossia 985 mld di dollari.


L’Italia è alle prese con una crisi economica che sta tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro, che getta sul lastrico intere famiglie. L’Italia non ha i soldi per garantire ammortizzatori sociali per i lavoratori che perdono il posto, ma ha i soldi, e tanti, per le missioni militari e per sperimentare nuovi sistemi di arma.
Non un soldo alla guerra! Spendiamoli per il lavoro, il reddito, la scuola e la sanità! Basta con la retorica militarista e patriottarda.

Giampaolo Pazzaglia, Fossano (Cuneo).

domenica 1 novembre 2009

VIVA LA RIVOLUZIONE! DIBATTITO E CENA RUSSA IL 7 NOVEMBRE

SABATO 7 NOVEMBRE DIBATTITO A CUNEO SULLA RIVOLUZIONE DEL 1917 E CENA RUSSA
(SOLO SU PRENOTAZIONE)


CARTIERA DI VILLANOVETTA


Verzuolo: delegazione del PRC in vista al presidio della CDM

Una delegazione composta da esponenti cuneesi di Rifondazione comunista ha visitato venerdì scorso il presidio allestito davanti alla cartiera CDM di Villanovetta, chiusa da alcuni mesi in seguito alle gravi difficoltà incontrate dalla proprietà del gruppo cartario toscano. Hanno incontrato i lavoratori, che dal 16 agosto vivono giorno e notte davanti alla fabbrica, il Consigliere regionale Sergio Dalmasso, il Segretario provinciale Fabio Panero, Raffaele Gaeta, Consigliere Comunale di Saluzzo, Claudio Borgna, responsabile provinciale Lavoro del PRC ed ex-lavoratore della cartiera di Ormea (fallita), Antonio Cacchio, responsabile provinciale del Partito Sociale ed altri esponenti del PRC dei Circoli di Saluzzo e Cuneo.

Abbiamo trascorso qualche ora insieme, tra rabbia e speranze – ha spiegato Panero -. La vicenda è complessa, si attende il 9 di novembre per capire cosa succederà (fallimento o concordato) ed anche per organizzare nuove forme di lotta. Questa cartiera produceva carta igienca, per cucina ed usi familiari. Il passaggio dei lavoratori, delle attrezzature e degli immobili dalla Kimberly Clark alla CDM è avvenuto sul finire del 2005. Le difficoltà sono cominciate quando la CDM Group decise di cedere il 75% del proprio capitale azionario ad una finanziaria londinese, la Vecafin che non ha pagato il controvalore delle azioni ed è così iniziata questa lunga vertenza. Ad aprile la CDM Paper Group ha disdettato il contratto di affitto con la CDM Group, 'spezzatino' interno e giochetto delle scatole cinesi, nello stesso periodo si è costituita una nuova società, la Italtissue, capitale sociale 10mila euro, una presa in giro, che ha sottoscritto un contratto di affitto per le sole attrezzature e gli immobili di Villanovetta.

I lavoratori hanno continuato ad essere in capo alla CDM Group che dovrebbe essere posta in liquidazione
- prosegua Panero -. L'unità produttiva di Villanovetta non è l'unica, infatti esistono altri stabilimenti in provincia di Lucca e Pistoia: l'orientamento dovrebbe essere quello di presentare istanza di concordato preventivo e di vendere successivamente le unità produttive toscane, questo passaggio i lavoratori sperano di chiarirlo il 9 novembre. Per ciò che riguarda Villanovetta Italtissue ha un unico socio ovvero l'ex-responsabile della sicurezza del CDM Group: il piano industriale presentato alla Organizzazioni sindacali, alla Provincia ed al Comune di Verzuolo in occasione di un incontro ufficiale prevedeva lo smantellamento della linea dell'allestimento, e l'assunzione, attraverso la mobilità, di 31 persone delle 65 attualmente in forza alla CDM Paper (57) e 8 interinali. Naturalmente questo pseudo piano industriale presentato da una pseudo società con 10mila euro di capitale sociale è stato respinto dalle stesse istituzioni locali, dalle banche oltre che dai lavoratori. E' di questi giorni la notizia dell'abbandono di Italtissue del prospettato progetto di rilancio. Questione poi importante è quella relativa alla spettanze di lavoratori che, se da un lato per ciò che riguarda quelle correnti sono coperte dall'anticipo della Cassa Integrazione straordinaria richiesta per cessazione di attività, i lavoratori cercano di capire che fine abbia fatto il loro trattamento di fine rapporto, quello maturato alla dipendenze della CDE e soprattutto quello maturato alle dipendenze della Kimberly, trasferito alla CDM Group all’atto del passaggio.

I lavoratori in presidio di fronte ai cancelli
- ha concluso Panero - ci hanno poi spiegato per ciò che concerne la ripresa essa può avvenire solo con un ciclo produttivo completo (la continua per la produzione della carta, l'allestimento per la trasformazione della stessa, il confezionamento e la spedizione) e dal punto di vista del mercato sarebbe molto importante acquisire commesse.
Ultimo aspetto quello della sicurezza: l'azienda all'interno della quale sono stoccati ingenti quantitativi di carta, è prova di un sistema anticendio funzionante in conseguenza del distacco dell'energia elettrica, del gas e dell'assenza di acqua nelle vasche antincendio
."
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